Primeggia ancora il Made in Italy dei prodotti alimentari

di Massimo Dalla Torre

Mancano poco meno di tre giorni al fine anno. Ricorrenza che vede in questi giorni la corsa agli acquisti, nonostante le restrizioni imposte con i vari DCPM, specialmente dei prodotti alimentari che, come sempre, fanno bella mostra nei supermercati e nei negozi, almeno in quelli aperti, che trattano vere e proprie prelibatezze della gastronomia nazionale.

La quale, secondo le Associazioni di categoria, stimano una spesa da parte delle famiglie italiane per un ammontare di 14,7 miliardi di euro, con il 24,8% rispetto alla media degli altri mesi dell’anno, tant’è che il valore dei consumi ammonta a 5,6 miliardi euro più, euro meno. A detenere il primato, la Lombardia, con 940 milioni, seguita dal Lazio con 500 milioni e la Campania con 470, mentre a livello provinciale la classifica vede in testa Roma, caput mundi, con 400 milioni, seguita dalla Meneghina Milano con 300 milioni e dal capoluogo di regione della Partenope Felix Napoli con 200 milioni.

Per gli analisti “il merito è degli ‘artigiani del cibo se i nostri prodotti alimentari piacciono tanto in Italia e nel mondo, anche perché è sempre più apprezzata la qualità tipica delle nostre imprese del settore alimentare, con 43.374 imprese specializzate nella pasticceria, che danno lavoro a 154.904 addetti, con un  patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato, nonostante la crisi dei settori causata dal dilagare della pandemia da COVID19 che, ha visto abbassare le serrande e chiudere i battenti a numerose imprese del settore.” 

Scorrendo la classifica delle regioni, il maggiore aumento di export alimentare va al Veneto che fa la parte del leone, tenuto conto che il felino non è solo il simbolo impresso sul vessillo che contraddistingue la Serenissima con il +6,1%. Seguono il Trentino Alto Adige +5,8% e la Lombardia +3,5%. La capitale invece guida la classifica delle province italiane, doveha tenuto l’export di prodotti alimentari.

I quali, nonostante le criticità e le vicissitudini che si registrano sul mercato, indicano come l’Italia è sempre più competitiva. Competitività che ci porta in vetta, anche se “lo straniero” avanza, soprattutto quello proveniente dai mercati orientali.

Primato che fa guardare al futuro con fiducia, specialmente dopo il COVID anche perché non siamo solo il Paese contrassegnato dalla cultura, ma soprattutto dalla genuinità dei prodotti che, uniti alla tradizione, fa sì che i sapori nazionali sono inconfondibili e non mistificati con condimenti che ne alterano le caratteristiche sia organolettiche sia gustative.

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