Lo smart working funziona per 6 aziende su 10

Secondo un rapporto di Bankitalia, le aziende che utilizzano il lavoro da remoto sono aumentate dal 28,7% del 2019 all’82,3% del 2020,inoltre si sono ridotte le differenze tra aree geografiche e settori rispetto al 2019, i provvedimenti varati dal Governo per arginare il virus hanno rafforzato l’utilizzo del lavoro a distanza, anche, nelle amministrazioni pubbliche.

Lo smart working è aumentato tra le imprese più dinamiche e innovative, per le figure professionali con retribuzioni medie più alte, per manager più giovani e per pratiche manageriali più moderne, per appartenenti a gruppi esteri, che investono in tecnologie avanzate e con produttività più alte.

Il ricorso allo smart working ha consentito di limitare l’impatto negativo su produzione, fatturato e occupazione delle imprese ed è avvenuto in maniera eterogenea, in quanto l’utilizzo del lavoro da remoto dipende da: tipo di attività svolta, caratteristiche delle imprese, dimensione, dotazioni tecnologiche e infrastrutturali, capitale fisico e umano, esperienza sullo smart working maturata.

Il lavoro da remoto aumenta la produttività e sarà utilizzato anche dopo la pandemia, ma genera timori tra i dipendent, preoccupati di dover essere sempre attivi, il 63% delle organizzazioni afferma che la produttività dei dipendenti ha subito un incremento nel terzo trimestre del 2020, grazie alla  riduzione dei tempi necessari per raggiungere il luogo di lavoro, alla flessibilità degli orari e all’adozione di strumenti di collaborazione virtuale.

Le aziende stimano un aumento della produttività nei prossimi due o tre anni del 17%, una riduzione dei costi l’88% sugli immobili e il 92% ulteriori risparmi nei prossimi due o tre anni.

Il 70% ritiene che l’aumento di produttività legato al lavoro da remoto sia sostenibile anche dopo la pandemia, nel prossimo triennio tre organizzazioni su dieci si aspettano che almeno il 70% dei propri dipendenti lavori da remoto, un balzo enorme rispetto alle risposte pre-Covid, quando un’azienda su dieci affermava di puntare sul lavoro da remoto.

I lavoratori che hanno lavorato da casa almeno una volta a settimana è passata dal 2,4% del 2019 al 33% del II° trimestre 2020, le più sono state donne e lavoratori più istruiti, non sono mancati limiti dovuti a diversi fattori: nel settore pubblico per le ridotte competenze del personale, purtroppo gli investimenti in dotazioni informatiche sostenuti dagli enti non hanno inciso in maniera significativa.    

Lo Smart working per le donne evidenzia il potenziale di questo strumento nella conciliazione tra lavoro e vita familiare, facilitando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Il Cap gemini Research Institute indica la necessità di creare un nuovo modello ibrido, con mix lavoro da casa e presenza in ufficio. Non si tratta di spostare un pc ma occorre, riconsiderare il modello di selezione, (meno legato alla presenza fisica), ridefinire  leadership e promuovere autonomia, empatia e trasparenza, rinnovare la cultura del lavoro basata sulla fiducia attraverso nuove abitudini collettive, e installare una solida infrastruttura per accelerare la modalità di lavoro in digitale. 

Alfredo Magnifico

Commenti Facebook