L’Istat formula previsioni su basi statistiche, l’economia reale è stagnante

 Spesso ultimamente ci capita di analizzare le molteplici dichiarazioni di ministri e di istituti di ricerca e di rilevazione socio-economica che segnalano la presenza di  segnali di ripresa economica e dell’occupazione. Sembrerebbe, secondo le stime dell’Istat, che nel 2015 il prodotto interno lordo italiano possa aumentare dello 0,7% e a seguire l’incremento dell’1,2% nel 2016 e dell’1,3% nel 2017,inoltre nel 2015, si dovrebbe registrare “una moderata riduzione” del tasso di disoccupazione dal 12,7 % del 2014, al 12,5%, per passare poi al 12% nel 2016.
Colpisce negativamente  che il tasso di disoccupazione resti altissimo,come si può rilevare dai dati la previsione è preoccupante, ma  si può parlare di ripresa se non c’è crescita occupazionale?
Al di là  degli ottimismi governativi, bisognerebbe dire che i movimenti della nostra economia sono  addebitabili a fattori esterni (prezzo del petrolio basso, svalutazione dell’euro e grande liquidità della Banca centrale europea) che interni e che la crescita resterà molto debole.
Per capire se davvero c’è crescita non basta guardare al tasso di disoccupazione, occorre puntare gli occhi sul tasso di occupazione, che è previsto in leggerissima ripresa: dello 0,6 per cento quest’anno, e dello 0,8 per cento il prossimo, ma sempre inchiodato allo zero virgola. Piccoli movimenti che non mostrano un mutamento di tendenza. Servirebbero della vere trasfusioni di sangue in una riprese che appare esangue e un poco anemica.
Si continuano a propagandare ricette tradizionali : tenere in ordine i conti pubblici, far funzionare i mercati, rafforzare le riforme strutturali , quando accanto a queste servirebbero politiche industriali e di rilancio della manifattura attraverso forti dosi di innovazione.
L’Istat formula previsioni su basi statistiche ma l’economia reale è stagnante e i segnali di ripresa colti dall’Istat non si riescono  a percepire, non ci sono le condizioni, occorrerebbe una forte e coraggiosa reazione  .
Alfredo Magnifico

Commenti Facebook