L’intervento/Il blocco dei licenziamenti conserva la pace sociale

In questi giorni sono state prese due decisioni estremamente negative per i lavoratori; lo sblocco dei licenziamenti dal 30 giugno, contenuto nel Decreto Sostegni Bis al cui interno stanno non solo sostanziose risorse per le imprese, più della metà dei 40 miliardi stanziati, ma anche la perdita di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro da fine giugno, che si aggiungeranno al milione di posti già perduti.

L’altra misura è costituita dall’abolizione quasi totale di tutte la normativa relativa al codice degli appalti, contenuta nel Decreto semplificazioni, che dà la più ampia libertà alle imprese di peggiorare condizioni salariali e lavorative di lavoratori e lavoratrici, tra le quali il massimo ribasso nelle gare e l’ampliamento della possibilità di appaltare e subappaltare sottoponendole di fatto ai peggiori ricatti, vista la libertà di licenziare.

Alle demagogiche urla di disperazione dei Padroni che non trovano manodopera si contrappongono annunci su diversi siti o su quotidiani di ricerca personale da impiegare all’astronomica cifra di 5-4-3 o addirittura due euro ora.

A questi soloni nostrani si aggiunge il monito della Commissione Europea sul blocco licenziamenti che definisce: “misura rischiosa, inefficace e superflua, penalizzati lavoratori stagionali e interinali. Meglio mercato attivo lavoro”  che si va ad aggiungere alle strigliate su  debito e spesa.

Sono sempre più convinto di quando in uno dei primi consessi di dialogo sociale europeo espressi con molta franchezza il mio punto di vista dicendo”quando noi scrivevamo di diritto,loro ballavano attorno al fuoco con le penne attaccate al sedere.

Al commissario al Lavoro in Europa, Nicola Schmit va spiegato che in Italia il lavoratore è una persona e non uno Scottex: «sarà per questo che l’Italia è stato l’unico Paese Ue che ha introdotto un divieto universale di licenziamento all’inizio della crisi».

Al dott. Draghi che tanto si sente a suo agio nelle tenebrose stanze di Bruxelles va fatto capire e lui che è bravo a farsi ascoltare dai partner Europei che la professionalità, la produttività, la formazione,la fedeltà,la crescita professionale,l’adattamento alle diverse situazioni si ottiene con «gli “insider”, cioè i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, e non con i lavoratori interinali, stagionali o extra.

L’Italia grazie a leggi che in Europa i lavoratori si sognano sono state create condizioni che permettono di guardare con serenità al futuro grazie ad anni e anni di battaglie, di lotte, mobilitazioni e conquiste che da qualche anno si cerca di spazzare via un po alla volta grazie a tutti i partiti,  maggioranza o opposizione, visto il balletto dei componenti dell’uno e dell’altro schieramento non si riesce più a capire chi sia chi,qualche vecchio rigurgito di dignità passata porta a conservare diritti e far sì che l’Italia riparta senza drammi sociali.

Visto che Schmitt la raccomandazione di un «il mercato del lavoro più attivo, puntando sulla riqualificazione delle competenze». L’ha fatto in presenza dei due commissari all’Economia Dombrovskis e Gentiloni,mi sarei aspettato da quest’ultimo se non una presa di posizione una risposta diplomatica che a breve il Next Generation Eu porterà linfa fresca e investimenti sulle varie riforme che urgono nel nostro Paese, forse farle con il blocco dei licenziamenti, significa fare una ripartizione equa dei famosi pani e pesci.

In tutti i modi stanno tentando di mettere a tacere le istanze dei lavoratori e lavoratrici non può essere solola legge del profitto a decidere delle vite umane né un governo nazionale che da parte di lor signori subisce il ricatto di aziende che in Italia succhiano e le sedi le portano nei paradisi fiscali messi sa disposizione da quelle nazioni che si permettono di fare la morale sulla miseria umana, è ora che il governo italiano smetta di essere assoggettato ai diktat dell’Unione Europea, forte con i deboli e deboli coi forti.

Alfredo Magnifico

Segretario generale Confintesa Roma Capitale  

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