L’intervento/Far crescere il lavoro, la vera scommessa del PNRR

Uno degli obiettivi più difficili del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà far crescere il lavoro, potenziando le politiche attive e la formazione professionale, incrociando domanda e offerta, oggi è un’occasione unica recuperare  quanto non è stato fatto nel passato.

La strada migliore è coniugare i fabbisogni occupazionali dell’impresa e le esigenze del disoccupato, che non deve essere visto come una merce di scambio ma va inserito all’interno di un percorso formativo, a tale scopo serve un’organizzazione migliore e personale adeguato a gestire le risorse.

La strada è lunga e tortuosa, non semplice, ma è l’unica strada possibile; coniugare i fabbisogni occupazionali dell’impresa e le esigenze del disoccupato,tutto questo non può essere visto come una merce di scambio ma va promosso all’interno di un percorso formativo ,le risorse ci sono più che nel passato, grazie al Pnrr, ma il sistema di gestione dei fondi è cambiato, mentre sui fondi precedenti il sistema era a rendicontazione, si ricevevano le risorse notificando le spese, oggi è a risultato: ovvero il sistema si deve prendere carico dei disoccupati e raggiungere l’obiettivo.

Secondo i dati Istat, i disoccupati sono quasi 2 milioni e 500mila persone, tra questi ci sono quelli facilmente occupabili e quelli che invece occupano cluster che difficilmente troveranno uno spazio nel mercato del lavoro, forse a causa di una storia o di un vissuto che spesso mal si conciliano, per questo serve un modello organizzativo in grado di conciliare domanda e offerta, per cui occorre ricercare un modello organizzativo in grado di far fronte a una platea di disoccupati vasta ed  eterogenea.

Al di là delle ideologie e delle resistenze frapposte fino ad oggi, è necessario un sistema in grado di coniugare pubblico e privato che intercetti al meglio le risorse, assorbendo il maggior numero possibile di disoccupati.

Il governo può e deve fare tanto, ad  oggi il sistema non riesce a integrare le politiche attive con le passive: le prime, vengono viste come il solo modo per implementare le politiche di welfare, le altre vengono spesso abusate.

Non sono stati pochi i casi di cattivo utilizzo di sussidi e ammortizzatori sociali, strumenti da utilizzare con finalità e in determinati casi e a tempo.

Guardando quello che chiede il mercato oggi sono necessarie persone in grado di gestire le procedure e le risorse del Pnrr, soprattutto negli enti locali,  lo impone l’enorme quantità di denaro che l’Italia riceverà da qui al 2026, ben 191,5 i miliardi di euro che il nostro Paese riceverà nell’ambito del programma Next Generation Eu.

Servono idee chiare da parte di chi governa e favorire una maggiore conciliazione di pubblico e privato che favorisca l’occupazione prima ancora dell’occupabilità.

Occorre valorizzare percorsi formativi e permettere a chi si forma di trovare uno sbocco occupazionale funzionale alle aziende e a un mondo del lavoro che vede tante professioni cambiare ma anche scomparire.

Il vero Obiettivo è creare un ponte domanda-offerta senza considerare, il lavoratore un mero oggetto da collocare, serve un percorso formativo che lo faccia entrare all’interno dell’azienda, tenere conto della sua storia e della sua carriera professionale, è necessario  coniugare le politiche attive con le politiche passive, tessere una rete che unisca le risorse con i processi formativi in atto,creare una struttura in grado di tenere assieme tutto questo.

Alfredo Magnifico

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