L’intervento/ Censis: Più poveri e senza futuro

Il 55esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese ci sbatte in faccia la realtà, diversa  da quella che tanti nuovi tecnocrati, nuovi economisti, politici di un’epoca imprecisabile, dove forse la politica non è mai esistita, giornalisti e, scienziati di vario tipo che si occupano della tragica malattia, con posizioni differenziate e spesso “l’uno contro l’altro armati”.

Tutto quello che emerge dal rapporto è una verità amara; per 3 milioni di italiani il Covid non esiste, per il 31,4% i vaccinati sono cavie,,è vero che l’Italia sta risalendo nel Pil e la ripresa c’è.

Negli anni Ottanta, nonostante un’inflazione galoppante e poi bloccata, il Pil era cresciuto, sempre in termini reali, del 26,9%. (Il Sussidiario.net)

Da qualche anno, però, le cose stanno andando in modo diverso e questo sta facendo venir meno le certezze che avevamo Il pensiero antiscientifico riguarda non solo i vaccini, ma si estende anche ad altri ambiti.

Dai dati del Rapporto emerge, non era difficile immaginarlo, che gli italiani con le maggiori “tecno-fobie” sono quelli con un livello di studio più basso. Per il 19,9% degli italiani il 5G è “uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone”.

L’Italia, con il nuovo governo di Mario Draghi,ha guadagnato il certificato, di modello positivo nella campagna di vaccinazione e di contenimento del contagio da Covid, ma serve rimanere con i piedi per terra, non fare sopravvalutazioni, i dati che sforna il Censis sono crudi, lasciano di stucco e invitano a un percorso di risalita, contemporaneamente, mettono anche sgomento.

La pandemia, dopo due anni, ci sta facendo vivere quello che l’avvento della seconda repubblica ci aveva illuso con lustrini e Paillettes avevano offuscato, e all’epoca aveva fortemente entusiasmato alcuni irresponsabili o sprovveduti, oggi la pandemia ha chiuso il capitolo delle illusioni o, più semplicemente, delle “maxiballe”.

I cinquanta/sessantenni ricordano quella società sull’orlo di una crisi di nervi, dopo momentaneo demenziale entusiasmo del ’92, si è passati al trionfo dell’irrazionale assoluto per una quota abbastanza consistente di italiani, al rancore latente in vasti strati della società, alla sfiduciata maggioranza degli italiani che pensa che non si tornerà più al benessere passato.

Il Pil dell’Italia era cresciuto del 45,2% in termini reali negli anni Settanta, anni durissimi contrassegnati anche dal terrorismo ma anche da due choc petroliferi,  negli anni Ottanta, nonostante un’inflazione galoppante e poi bloccata ,con il blocco della contingenza, il Pil era cresciuto, sempre in termini reali, del 26,9% e la crescita continua negli anni Novanta, più bassa, ma sempre del 17,3%.

Quell’epoca liquidò un’intera classe dirigente, quella dei partiti democratici, e scatta anche il Trattato di Maastricht, la globalizzazione e il poderoso e paranormale, per non dire devastante, piano delle privatizzazioni.

Grazie a mani pulite e globalisti, il Pil del primo decennio degli anni Duemila riserva un aumento del 3,9%, poi nel decennio prepandemico, con la crisi finanziaria del 2008 a colpi di subprime, derivati e stock-options, il Pil cresce di un “sontuoso” (ovviamente si fa per dire) più 0,3%.

Con la pandemia, nel 2020, il Pil è crollato dell’8,9%, la bomba è scoppiata ,alcune considerazioni;

La Prima negli ultimi trent’anni di globalizzazione, tra il 1999 e oggi, l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse in cui le retribuzione medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al +33,7% in Germania e al 31,1% in Francia. L’82,3% degli italiani pensa di meritare di più nel lavoro e il 65,2% nella propria vita in generale. Il 69,6% si dichiara molto inquieto pensando al futuro. E il dato sale al 70,8% tra i giovani.

La seconda: per ben due terzi degli italiani, il 62,2%, si viveva meglio in passato: è il segno di una corsa percepita verso il basso.

La terza per il 51,2%, malgrado il robusto rimbalzo del Pil di questo anno, non torneremo più alla crescita economica e al benessere del passato.

La cultura diffusa dai giganti da tastiera ha portato che;

·        per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste,

·        per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace,

·        per il 31,5% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie.

·        per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici.

·        il 5,8% ritiene che la terra sia piatta: supera gli antichissimi greci e se ne frega di Copernico e Galileo.

·        il 10% ritiene che l’uomo non sia mai sbarcato sulla luna.

·        solo il 20% conosce il titolo del famoso piano del Pnrr che dovrebbe portarci in salvo dopo questi trent’anni di pandemonio istituzionale, politico, economico, giuridico e chi ne ha più ne metta.

In questo momento di crollo culturale, malessere, povertà in aumento e diseguaglianze sociali spaventose, l’irrazionale vince da tutte le parti fino a farci vedere tutta una sequenza di superstizioni premoderne, pregiudizi, credenze stravaganti, basta pensare a chi crede di parlare direttamente con Padre Pio o la Madonna e poi va a farsi leggere le carte pagando salate prestazioni sul nulla, e non finisce qua ,c’è ancora di più ; dalle non conoscenze scientifiche si passa alle non conoscenze storiche, dove, saltando di qui e di là, si ragiona solo in termini di cospirazionismo, parola che si dice e naturalmente non si conosce neanche il suo vero significato.

Il rapporto del Censis ci sbatte in faccia una verità amara, ma fortunatamente e finalmente è la verità, chissà se questi politici, arrivati chissà da dove, si rendono conto che la sfiducia nasce da questo stato di malessere generale e per questa ragione non fa figli, non ritiene neppure che la scuola e l’università possa migliorare la sua situazione e per questo la frequenta meno che in altri Paesi.

Il Censis, come ognuno di noi con bagagli pieni di ricordi e con tanti anni sulle spalle si augura è quello di una dialettica socio-politica che; parli con parole nuove, affronti con serietà le fragilità del nostro tessuto sociale.

Ben vengano paura e incertezza del futuro, se aiuteranno nuovi modi di pensare e costruire società e istituzioni, che connettano  tra loro tecnica e politica, vita sociale e attività statale.

Caro dottor Draghi, Cari Politici; cominciamo a predisporre un programma realistico e razionale secondo i canoni della politica vera?

Alfredo Magnifico

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