L’Inps da 120 anni al servizio degli italiani

Dei poco più di 800 miliardi di euro del Bilancio annuale dello Stato, quasi la metà transitano per l’INPS che a 120 anni dalla sua fondazione ha assunto una centralità strategica nel rapporto con i cittadini, le imprese, i pensionati ed i percettori di prestazioni di sostegno al reddito.

Basta pensare che la banca dati dell’INPS gestisce informazioni su 22,6 milioni di lavoratori assicurati, 1,5 milioni di Aziende, 18,1 beneficiari di trattamenti pensionistici, 2,6 milioni di trattamenti di invalidità civile, 4,8 milioni di beneficiari di prestazioni di disoccupazione, cassa integrazione, inclusione sociale e più in generale di sostegno al reddito. Con 359 Agenzie dislocate sul territorio e 28,9 mila dipendenti l’INPS rappresenta il pilastro del welfare-state, tanto è vero che tutte le proposte di riordino delle prestazioni o riferite all’introduzione del reddito d’inclusione o del reddito di cittadinanza poggiano tutte sulla funzionalità dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

In aggiunta alla struttura dirigenziale interna è utile ricordare il ruolo delle organizzazioni sindacali e delle associazioni imprenditoriali che eleggono a livello provinciale, regionale e centrale, i Comitati di Indirizzo e Vigilanza assicurando un proficuo e costante rapporto col mondo delle imprese e con le parti sociali. Questo patrimonio di competenze, efficienza e di qualità di un servizio pubblico essenziale qual è la Previdenza, è stato costruito a partire dal 1898 ed ha raggiunto gli attuali standard di servizio dopo una serie di trasformazioni, innovazioni e investimenti, ispirati ai principi della tutela del risparmio previdenziale attraverso una gestione dei contributi affidata allo Stato e non ai privati, alle banche o alle assicurazioni.

Il 25 e 26 maggio sia a Roma che nelle principali città italiane si terranno eventi sui 120 anni di storia dell’INPS, ma è indubbio che in questa circostanza sia il Presidente Tito Boeri che il Direttore Gabriella De Michele si soffermeranno sui mutamenti intervenuti nel mondo del lavoro avviando una riflessione molto delicata e sulla quale bisognerà prestare grande attenzione se si intenderà preservare il principio della Previdenza Pubblica di carattere universale. Gli scenari foschi che si intravedono all’orizzonte fanno propendere per un’evoluzione orientata a rafforzare il welfare previdenziale aziendale e le polizze assicurative personali, stante lo smantellamento delle norme sui contratti di lavoro stabile e l’introduzione di svariate formule di contratti flessibili, precari, interinali o a chiamata, che non garantiscono più la sicurezza di versamenti minimi di contributi tali da far ipotizzare la maturazione del diritto ad una pensione dignitosa in capo ai lavoratori.

Il processo di individualizzazione sociale porrà a carico dei prestatori di lavoro anche l’obbligo di costruirsi una pensione privata andando a sottrarre ulteriori risorse ai salari già decurtati per via della precarizzazione contrattuale. Rispetto a questi rischi è indispensabile ribadire la funzione universalistica, pubblica e di garanzia, svolta dall’INPS impegnandosi a preservarne il ruolo a salvaguardia e tutela dei cittadini italiani.

Michele Petraroia

 

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