Lavoro/ Sul recupero dell’occupazione si fa sentire il peso della guerra

L’Istat di Febbraio mette in evidenza un incremento occupazionale di 81 mila posti di lavoro, che vanno in modo omogeneo a uomini, donne, a dipendenti e a lavoratori autonomi, con un ulteriore calo del tempo indeterminato (-109mila) compensato dall’aumento dei contratti a termine (+133 mila), è diminuito il numero delle persone in cerca di lavoro (-30mila) e di quelle inattive (-79 mila).

Sul recupero occupazionale potrebbe pesare l’incognita della crisi da guerra.

Rispetto al mese di febbraio del 2021 il recupero è stato di un  +777mila posti di lavoro con un +3,5%, superiore alla media per donne e giovani al di sotto dei 35 anni.

L’analisi delle serie storiche operata dall’Istat consente di aggiornare anche la lettura di quanto avvenuto nel corso dell’emergenza sanitaria. Rispetto a febbraio 2020, periodo pre covid, mancano all’appello circa 100mila posti di lavoro, il recupero risulta realizzato per i lavoratori dipendenti (+95mila) mentre rimane al di sotto (-184 mila) per i lavoratori autonomi nonostante il recupero di 161 mila posti di lavoro nell’ultimo anno. Il tasso di occupazione (59,6%) è risalito per la riduzione della popolazione in età di lavoro (-188 mila), però si riduce il numero delle persone che cercano lavoro (-304 mila) e, le inattive (-117mila).

I contratti a termine vanno sempre più assumendo un ruolo dominante a causa delle chiusure dei servizi rivolti alle persone e alla collettività, cresce spaventosamente il lavoro stagionale, intermittente e occasionale. I contratti a termine sono i due terzi dell’intero incremento dell’occupazione, con un +504 mila, utilizzati in prevalenza per giovani under 35 (+450 mila) e donne (+375 mila). La Guerra Ucraina rallenterà, di sicuro, il recupero delle condizioni di normalità del mercato del lavoro, e blocca la fase espansiva dell’occupazione legata agli investimenti aggiuntivi del Pnrr, visto lo scenario è scontato la mancata crescita economica, con un possibile dimezzamento delle previsioni originarie del 4,5% per l’anno in corso.

Si prospetta un aumento di prezzi e riduzione di consumi (stagflazione) con pesanti conseguenze negative su; produzione e posti di lavoro, non si sa che succederà per le tensioni internazionali su; forniture energetiche e sulla filiera produttiva come forniture di componenti della produzione. L’ INPS ha fatto una proiezione sull’uscita dal lavoro, per i prossimi 5 anni, di 3 milioni di lavoratori, che priveranno il sistema produttivo di valori e competenze importanti, in particolare per le aziende manifatturiere, esportatrici e del turismo che oggi sono il motore propulsivo per la ripresa economica. Nel breve periodo, causa proliferare ,al di là dei proclami; “che tutto è finito madama la Marchesa” si dovrà utilizzare ancora la leva degli ammortizzatori sociali per far fronte alle problematiche di varia natura, dalla sostenibilità dei costi dell’energia, alle forniture per una parte significativa degli asset produttivi.

Servirà quindi;

·       immettere nel sistema delle imprese un fabbisogno di innovazione e di recupero della produttività destinato ad accelerare le ristrutturazioni produttive e l’adeguamento dei profili professionali.

·       rigenerare una popolazione attiva, professionalmente preparata, rimediando lo stato pietoso delle nostre politiche attive,

·       mobilitare attori economici, sociali e istituzioni formative,

·       potenziare i Centri per l’impiego pubblici e

·       avviare una reale formazione non solo per giustificare l’erogazione di fondi europei o sostegni al reddito.

Infine, le politiche economiche attuate sinora dovrebbero essere stravolte per arrivare a una stabilità dei prezzi, ridurre i costi degli indebitamenti pubblici e privati, rilanciare la politica industriale, gestire in modo flessibile le risorse disponibili e il raggiungimento degli obiettivi.

Alfredo Magnifico Segretario Generale Confintesa Smart

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