La sfida: intelligenza artificiale, equilibrio vita-lavoro e benessere mentale

Secondo l’elaborazione di Hays su base dati Unioncamere-Anpal, Sistema Informativo Excelsior, da maggio a luglio le imprese prevedono di assumere ben 1.652.600 nuove risorse, +4,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, sarà un bel problema per manager, imprenditori e hr affrontare quest’ostacolo nel 2025 per rendere le proprie aziende moderne e attrattive.

Avranno non poche difficoltà nel reperire “veri” esperti di Ia-Intelligenza artificiale, divario sempre più marcato dovuto alla rapida evoluzione tecnologica, equilibrio vita privata-lavoro, maggiore attenzione al benessere mentale e alle tematiche della diversità e inclusione.

Sono queste, secondo la società di recruiting Hays Italia, alcune delle principali sfide che manager, imprenditori e hr dovranno affrontare nel 2025 per rendere le proprie aziende moderne e attrattive.

Sfide che si inseriscono in una fase del mercato del lavoro dinamico: considerando gli ultimi 20 anni, a marzo 2025 gli occupati sono ben 24 milioni 307 mila (quasi due milioni in più rispetto allo stesso mese del 2005), con un tasso di occupazione che ha toccato il 63% (nel 2005 era al 57,5%).

A livello territoriale, la regione con il più alto numero di nuovi ingressi previsti, sempre nel trimestre, è la Lombardia con 270.910 assunzioni, seguita dal Lazio (160.320) e dall’Emilia Romagna (152.410), a crescere maggiormente rispetto allo stesso periodo del 2024 (più della media nazionale), sono la Calabria (+13,9%), la Puglia (+13,2%), la Sicilia (+12,6%) e il Trentino-Alto Adige (+10,2%).

Nel 2025, le aziende che sapranno distinguere il talento autentico, colmare il divario di competenze e mettere al centro la persona, con il suo bisogno di flessibilità, benessere e inclusione, saranno quelle capaci di costruire un vantaggio umano prima ancora che competitivo, è il momento di investire nel potenziale delle persone, perché è lì che nasce l’innovazione più vera.

L’IA continuerà a essere protagonista anche nel 2025. la quota di professionisti che dichiara di utilizzare tecnologie o strumenti di Ia Generativa è passata dal 20% nel 2023 al 43% nel 2024 -segno che questa tecnologia viene ormai percepita più come un’opportunità che come una minaccia per l’occupazione-, per il 2025 l’attenzione si sposterà sulla difficoltà per le aziende nel distinguere i veri esperti di Ia dai ‘pseudo-esperti’. Molte imprese, si concentrano su applicazioni specifiche dell’intelligenza artificiale, come il supporto alla produttività e l’automazione dei processi, trascurando invece gli impieghi strategici più estesi della tecnologia.

Settori come Tech, Banche & Assicurazioni, Ingegneria, Manifattura e Life Sciences mostrano un deficit di centinaia di migliaia di ruoli vacanti a livello globale, in particolare, emerge che il 50% della forza lavoro globale ha più di otto anni di esperienza, mentre i network emergenti – come India, Colombia, Malesia e Polonia – sono popolati prevalentemente da giovani con meno di tre anni di esperienza.

Per rispondere a questa crescente discontinuità nelle competenze, sarà fondamentale adottare strategie di formazione continua, per trasformare i talenti esistenti in nuove figure chiave, parallelamente cresce anche la richiesta di programmi di formazione strutturata, l’85% delle aziende italiane investirà quest’anno in hr e training, destinando il 41% dei fondi a programmi di formazione, il 40% a iniziative di retention e il 31% alla riorganizzazione.

Un altro elemento chiave per il 2025 sarà l’equilibrio tra vita privata e professionale, lo scorso anno il 45% dei professionisti si è trovato in difficoltà nella gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, soprattutto per attività molto stressanti, distanza casa-lavoro, gestione dei figli e dei genitori anziani, ecc. Ma in un momento in cui molte aziende stanno incentivando il rientro in presenza, cosa accadrebbe se le imprese eliminassero definitivamente il lavoro da remoto o lo riducessero sensibilmente? Tre quarti dei lavoratori coinvolti inizierebbero a cercare una nuova occupazione (68%, con le donne al 72%) o lascerebbero immediatamente il proprio lavoro anche senza avere un’alternativa (7%). I più critici sono le donne, hanno un’età tra i 25 e i 34 anni, lavorano in aziende di grandi dimensioni e coprono posizioni junior o intermedie.

Il benessere mentale ha registrato la crescita più significativa, con un impatto diretto sulle performance aziendali, nel 2024, per i lavoratori rappresenta un elemento estremamente importante, eppure, per sette professioni su dieci risulta ancora poco integrato nella cultura aziendale, solo poco più di un terzo delle aziende (35%), al momento offre iniziative o programmi dedicati al benessere mentale.

Il benessere mentale può diventare uno strumento strategico per manager, imprenditori e responsabili del personale che vogliono costruire organizzazioni moderne e allineate alle aspettative dei dipendenti.

Nel 2025, le aziende oltre alla flessibilità oraria, dovrebbe concentrarsi su consulenze psicologiche, programmi di gestione dello stress, attività fisiche o sportive, programmi di mentoring o coaching, nonché su eventi sociali e di team building, fondamentali per rafforzare il senso di appartenenza e il benessere complessivo dei team.

Diversity, equity & inclusion (de&i) saranno temi  centrali nel 2025; negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità verso i temi legati all’inclusione. compresa quella femminile che ancora subisce alcuni pregiudizi, un recente sondaggio di Hays riporta che il 37% dei professionisti individua nel pregiudizio di genere e nella discriminazione il principale ostacolo per le donne nel mondo del lavoro, seguito da modalità di lavoro rigide (28%), disparità salariale (26%) e assenza di programmi di mentoring (9%).

Nonostante i progressi compiuti, questi dati evidenziano come molte organizzazioni devono  lavorare per costruire ambienti realmente inclusivi  per ridurre il turnover dei dipendenti. La creazione di ambienti più equi non rappresenta solo una questione di giustizia sociale, ma anche un fattore determinante per la competitività e la capacità innovativa delle imprese.

Alfredo Magnifico

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