Incidenti e infortuni chiedono interventi sulla sicurezza

Ho preso parte a diversi incontri sulla sicurezza sui luoghi di lavoro al Ministero del Lavoro, ho seguito non di persona l’ultimo tavolo allestito dalla premier a palazzo Chigi. I buoni propositi si sprecano, l’analisi sulle cause è a volte pura fantasia, mi sembra che si voglia curare il moribondo con i classici pannicelli bagnati.

Il Mantra dei vari rappresentanti sindacale e delle associazioni datoriali era;la colpa dei morti sul lavoro è dovuta a mancanza di formazione e contratti sottoscritti non dalle sigle maggiormente rappresentative, quarant’anni di sindacato e infinite trattative che a volte duravano giornate intere mi hanno dato una resistenza non comune alla sopportazione della deficienza umana.

L’organizzazione che rappresento ora(Confintesa) forse perché ritenuta piccola, mi ha permesso di parlare per ultimo, che a volte è meglio poiché sai come gli altri la pensano.

Il mio intervento ha toccato i due punti, sulla carenza di formazione ho evidenziato che i due lavoratori ultrasettantenni morti uno nella fogna in Sicilia e l’altro sulle impalcatura a Firenze potevano avere cattedre universitarie come docenti di sicurezza sul lavoro, ma operando in aziende con appalti a cascata prevaleva il tempo sulla sicurezza, poiché il tempo è oro, sui contratti, poi, ho lanciato una provocazione, se è vero che sono i contratti che a stento vengono applicati ad un numero che sfiora meno del 5% del mondo del lavoro la soluzione sarebbe quella di chiamare tutti al ministero a siglare i contratti evitando cosi di siglare quattro contratti del commercio o quattro contratti del turismo,tutti frmati da Cgil-Cisl-Uil.    

Intanto che nei salotti del Ministero e di Palazzo Chigi si ciancicano soluzioni arriva come una mannaia la Relazione annuale dell’ Inail dalla quale emerge che le denunce di infortunio nel 2024 sono state 593 mila, in aumento dello 0,4% rispetto alle 590 mila del 2023 (oltre 2.500 casi in più), così ripartite: 515 mila denunce per lavoratori, in calo dell’1% rispetto alle 519 mila dell’anno precedente e ben 78 mila denunce per studenti, in aumento del 10,5% rispetto alle 71 mila dell’anno precedente, di cui 2.100 nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto, l’ex alternanza scuola-lavoro).

Sono state, quindi, 1.202 le denunce di infortunio con esito mortale, in aumento di un caso rispetto alle 1.201 del 2023, così ripartite: 1.189 denunce per lavoratori, 4 in meno rispetto alle 1.193 dell’anno precedente e 13 denunce per studenti, 5 in più rispetto alle 8 dell’anno precedente, di cui una nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

Per i lavoratori, le denunce in occasione di lavoro segnano nel 2024 un calo rispetto all’anno precedente: -1,9% (da 421.533 a 413.517). Viceversa, gli infortuni in itinere, da casa a lavoro,  sono aumentati: +3,1% (da 97.939 a 101.000).

Il 22,8% degli infortuni denunciati nel 2024 (117 mila) si è verificato, quindi, “fuori dall’azienda” ossia “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o in itinere: il valore più alto del quinquennio sia in termini assoluti che di incidenza sul totale.

Per i casi mortali nel 2024 si registra fortunatamente, rispetto al 2023, un calo delle denunce in occasione di lavoro (-3,5%, da 918 a 886), mentre quelle in itinere aumentano (+10,2%, da 275 a 303). Il 42,3% (503) dei casi si è verificato “fuori dall’azienda”, con un’incidenza inferiore solo a quella registrata nel 2022 (45,7%).

Questi sono i casi denunciati ma ho il sentore che tanti lavoratori per quieto vivere o per il terrore di perdere il lavoro evitano di denunciare gli infortuni.

Rimangono ancora troppe le morti bianche specialmente per un Paese che basa la sua democrazia “sul lavoro”.

Ogni lavoratore e impresa che opera nel nostro Paese dovrebbe avere il diritto di tornare sano e vivo a casa dopo il lavoro. Il lavoro, che, a detta dei politici, sembra crescere nel nostro Paese, deve essere,  possibilmente anche buono e sicuro per i lavoratori.

Alfredo Magnifico

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