L’Istat ha diffuso i dati sul mercato del lavoro, dai quali risulta un aumento di occupati di 82 mila unità sul mese precedente e di 354 mila con lo stesso mese del 2022, il dato risulta sorprendente di fronte all’inversione di tendenza del ciclo economico e del Pil del secondo trimestre di quest’anno comunicato da Istat (-0,3% rispetto al precedente).
La crescita dell’occupazione è trainata dai servizi, in particolare dal turismo e ristorazione, subentrati come una staffetta ai settori dell’industria manifatturiera e delle costruzioni dei due anni precedenti.
Aumentano i rapporti di lavoro dipendente (+395 mila), negli ultimi 12 mesi il dato è stato superiore a quello del saldo finale degli occupati, compensando la riduzione dei contratti a termine (-42 mila),che nel mese di giugno segnala una lieve ripresa legata a prestazioni stagionali (+21 mila).
Il dibattito politico e sindacale, soprattutto l’opposizione, continua a battere su precarietà e lavoro povero, che giustificano la crescente difficoltà a reperire risorse umane con caratteristiche coerenti ai fabbisogni, aumentata dal 32% al 46% sul totale dei profili ricercati nel corso degli ultimi 18 mesi ( Excelsior Unioncamere/Anpal).
Diminuisce la popolazione in età da lavoro, meno 700 mila, rispetto al periodo precedente la pandemia, trend destinato a crescere nei prossimi anni per le conseguenze delle dinamiche demografiche.
Le imprese si rivelano più attente alla conservazione del personale già formato, e all’aumento del suo utilizzo, stabilizzando i rapporti di lavoro e incrementando gli orari medi lavorati.
I lavoratori, con competenze, sono diventati più selettivi rispetto alle opportunità di lavoro disponibili, arrivando a rifiutare anche posti pubblici, gli esiti dei concorsi attivati dalle pubbliche amministrazioni per la selezione del personale, il numero dei nuovi assunti è risultato largamente inferiore rispetto ai posti disponibili.
La riduzione della popolazione in età di lavoro offre maggiori possibilità anche per il reinserimento lavorativo (+351 mila gli occupati over 50 anni negli ultimi 12 mesi). L’aumento del numero di occupati rispetto al 1° gennaio 2020, circa 540 mila, coincide con la riduzione delle persone disoccupate in cerca di lavoro (-520 mila). Allo stato attuale la contrazione del numero delle persone in età di lavoro risulta in gran parte assorbita dalle persone inattive (-497 mila).
Nonostante la crescita di occupati, rispetto all’occupazione dei Paesi europei rimane rilevante, circa 9 punti, il che incide negativamente sul finanziamento delle prestazioni sociali alle persone anziane, destinato a crescere in modo esponenziale.
Gli squilibri interni, generazionali, di genere e territoriali rimangono elevati, il riequilibrio dipende dalla capacità di impiego o reimpiego di parte dei 3 milioni di disoccupati- o inattivi per la gran parte caratterizzati da competenze limitate e scarse esperienze lavorative.
Nei prossimi anni il riequilibrio tra domanda e offerta di lavoro tenderà ad aumentare grazie a innovazioni tecnologiche e mancato ricambio di specialisti.
Gli effetti positivi si stanno riversando già nella fascia di occupati dai 35 ai 49 anni, che rappresentano la spina dorsale del mercato del lavoro, che si sta contraendo in modo preoccupante.
La non contrazione dei contratti a termine, e la propensione a espandere l’attività in una condizione di incertezze economiche, non rappresenta un buon segnale per le prospettive dell’occupazione nel breve termine.
Il ricambio di forza lavoro rappresenta la priorità assoluta delle politiche attive del lavoro, occorre essere in grado di rendere sostenibili investimenti e crescita economica che deve fare i conti con la contrazione del numero delle persone produttive e l’aumento di pensionati.
Alfredo Magnifico