Il mercato del lavoro è trainato da cinquantenni mentre i giovani diminuiscono

Secondo l’ Istat, ad aprile 2023, si registrano 48mila posti di lavoro in più, per la stragrande maggioranza sono donne (+52mila), che toccano un record in quanto a occupazione (52,3% ),ma sono quasi tutte over 50 (+68mila), mentre la fascia tra i venticinque e i quarantanove anni perde trentatremila occupati,si può dedurre che da una parte vi è un invecchiamento della forza lavoro italiana, dall’altra un arretramento dei più giovani in una fase economica di inflazione alta e crescita bassa.

In un anno, gli occupati oltre i 35 anni sono cresciuti del 2,1%, mentre per gli ultracinquantenni del 2,4%, a guidare il recupero sono i più anziani, che sono la fetta più numerosa.

Negli ultimi tre anni, l’invecchiamento della popolazione ha causato una contrazione delle forze lavoro superiore alle 500 mila unità.

La crescita degli occupati continua, mentre si riducono disoccupati e inattivi.

Il tasso di occupazione ad aprile sale al 61%, aumentando dello 0,2% rispetto al mese precedente, tra gli uomini si perdono 4mila posti di lavoro, tra le donne se ne guadagnano cinquantaduemila.

In un anno, si contano trecentonovantamila occupati in più, di cui duecento diciassettemila donne. La componente femminile, che più aveva sofferto la recessione Covid, recupera quindi terreno.

Continua il calo degli occupati a termine, che ad aprile 2023 diminuiscono di altre trentamila unità e rispetto ad aprile 2022 sono centoquaranta novemila in meno.

Il presidente della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi, fa notare che, escluso il periodo della pandemia si torna ai livelli di inizio 2018, il numero dei contratti a tempo determinato resta alto, nel frattempo crescono gli occupati a tempo indeterminato:  settantaquattro mila in più ad aprile e 468 mila in più rispetto all’anno precedente, il più alto numero da quando esistono le serie storiche (1977).

La scarsità di manodopera favorisce le assunzioni dirette a tempo indeterminato per attirare candidati,per cui l’intervento del governo sulla maggiore flessibilità nelle causali dei contratti a termine si è rivelata del tutto inutile.

La contrazione dei contratti a termine, molto diffusi tra i giovani, spiega la contrazione dei posti di lavoro tra i 25-34enni (-15mila) e i 35-49enni (-18mila), mentre tra gli over 50 si contano sessantottomila posti di lavoro in più.

Su questi numeri incide la componente demografica, i giovani sono molti di meno rispetto al passato.

L’ultima relazione annuale di Bankitalia, riporta che rispetto a vent’anni fa oggi si contano cinque milioni di lavoratori (soprattutto lavoratrici) sopra i 50 anni in più e tre milioni sotto i 50 anni in meno. Nell’ultimo triennio, spiegano da Via Nazionale, l’invecchiamento della popolazione ha causato una contrazione delle forze lavoro superiore alle 500 mila unità, una frenata che i flussi migratori non sono riusciti a compensare.

Senza contare la riduzione dei giovani e la maggiore permanenza degli anziani nel mercato del lavoro per via dell’aumento dell’età pensionabile, i giovani perdono slancio nell’occupazione post Covid che finora invece hanno guidato. In un anno, gli occupati under 35 sono cresciuti del 2,1%, mentre gli over 50 del 2,4%. A guidare il recupero occupazionale ora sono i più anziani.
Alfredo Magnifico

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