Coronavirus/ Riapertura 1° giugno acconciatori e estetisti. Inaccettabili 3 mesi di stop. Perdiamo 1,1 mld. A rischio 49mila addetti

Incomprensibile e inaccettabile. Così il Segretario Generale di Confartigianato Cesare
Fumagalli definisce la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. “Con senso di responsabilità – sostiene Fumagalli – abbiamo elaborato e presentato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione.

Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per la ripresa nostre attività, con tutto il rispetto per i musei che non scappano, che non
possono essere fruiti dagli stranieri e che non rischiano il fallimento.

Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo”. Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del
settore.

ATTIVITÀ DI ACCONCIATURA ED ESTETICA: PROPOSTE PER LA RIAPERTURA
La chiusura delle attività di acconciatura ed estetica imposta con DPCM dell’11 marzo 2020
coinvolge oltre 130.000 imprese che impegnano 263.000 addetti, con un fatturato annuo che
sfiora i sei miliardi di euro.
Tale misura, ancorché accolta con favore delle imprese del settore nella consapevolezza della
criticità della situazione sanitaria, ha provocato con il passare delle settimane, oltre all’evidente
danno economico per le imprese stesse, un disagio crescente tra i cittadini che si sono visti
privati – in aggiunta alle altre misure attuate dal Governo per il contenimento dell’epidemia da
Covid-19 – della possibilità di fruire di quei servizi di cura della persona utili al mantenimento
dello stato di benessere psico-fisico al quale tanta importanza viene attribuita dalla comunità
scientifica.
Purtroppo gli effetti si sono resi evidenti già a pochi giorni di distanza dal sopra citato DPCM e
si sono concretizzati in un inasprimento del già elevato livello di abusivismo che affligge il
settore, pari al 26,3%, oltre dieci punti in percentuale superiore al 15,5% rilevato per la media
delle attività economiche.
Molte sanzioni – ma si tratta di ben poca cosa rispetto alla reale portata del fenomeno – sono
state infatti irrogate a soggetti che, approfittando dell’impennata della richiesta, hanno
continuato ad erogare servizi presso il proprio domicilio o presso quello del cliente, aggravando
le carenze dal punto di vista igienico-sanitario con il rischio di contagio.
Si tratta, verosimilmente, di quegli operatori che già esercitavano l’attiività in forma abusiva,
in assenza delle prescrizioni di legge sia sul piano formativo che igienico-sanitario e che
rappresentano ancor più in questo momento un serio rischio per la salute dei cittadini, oltre
che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola, sulle quali si stima
che tre mesi di lockdown pesino per 1,1 miliardi, pari a circa un quinto dell’intero fatturato e
pongano a rischio il lavoro di 49mila addetti.
Parallelamente, si è registrata un’allarmante diffusione di iniziative avviate da
produttori/fornitori che, in nome dei più disparati protocolli da adottare alla riapertura, offrono
prodotti e/o presidi a prezzi maggiorati fino a 10 volte il normale prezzo di vendita.
Tali situazioni devono essere contrastate con decisione attraverso un’intensificazione dei
controlli ed un inasprimento delle sanzioni a carico di chi contravviene alle misure di
contenimento indicate dal Governo, anche di coloro che fruiscono di servizi erogati
abusivamente, ed attuando un’attenta vigilanza del mercato per evitare iniziative di
sciacallaggio a danno degli operatori.
Alla luce di quanto sopra esposto ed al fine di porre un freno al dilagare di queste pericolose
situazioni ad alto impatto economico-sanitario, sarebbe opportuno prevedere una riapertura
dei saloni di acconciatura e dei centri estetici subordinata all’applicazione di misure di carattere
igienico-sanitario che vadano ad integrare le stringenti disposizioni in materia che gli operatori
già rispettano in ossequio delle leggi di settore e dei Regolamenti regionali/comunali, da
individuarsi a livello nazionale onde consentirne l’applicazione omogenea su tutto il territorio.
Confartigianato ritiene infatti che, ferme restando le disposizioni previste dal DPCM 11 marzo
2020 ed integrate dal Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il
contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto tra
Governo e Parti Sociali, le imprese regolari del benessere siano in condizioni di sostenere una

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riorganizzazione delle attività e una parziale rimodulazione delle modalità di erogazione dei
servizi stessi, che consenta di operare in sicurezza, tutelando la salute dei clienti, dei
dipendenti e degli stessi imprenditori.
Si sottopone, a tal fine, il seguente schema che – tenendo conto della diversa tipologia dei
servizi/trattamenti erogati – prevede alcune misure comuni per entrambe le attività ed alcuni
accorgimenti specifici per ciascuna categoria.

PROPOSTE DI CARATTERE ORGANIZZATIVO

 Svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento (telefonico, tramite app o mail)
 Presenza di un solo cliente per volta in area reception, spogliatoi, servizi igienici
 Permanenza dei clienti all’interno dei locali limitatamente al tempo strettamente
indispensabile all’erogazione del servizio/trattamento
 Adozione – per le imprese maggiormente strutturate – di orari di apertura flessibili con
turnazione dei dipendenti
Limitatamente ai saloni di acconciatura che – contrariamente ai centri estetici – normalmente
non dispongono di spazi chiusi nell’ambito dei quali circoscrivere la presenza ad un solo cliente
per operatore:
 delimitazione degli spazi con applicazione sul pavimento di scotch di colore ben visibile
 utilizzo di postazioni alternate sia nella zona del lavaggio che nelle zone trattamenti
 distribuzione della clientela tra gli addetti in modo tale che ciascun operatore abbia in carico
un massimo di due clienti contemporaneamente qualora uno dei due sia in fase di attesa
tecnica (tempo di posa del colore)

PROPOSTE DI CARATTERE IGIENICO-SANITARIO

 Utilizzo mascherina e guanti
 Utilizzo di occhiali protettivi o visiera in plexiglas per i trattamenti per i quali non può
essere garantita la distanza interpersonale di un metro (per gli acconciatori limitatamente
ai servizi di taglio/cura della barba)
 Igienizzazione delle postazioni di lavoro dopo ogni trattamento/servizio
 Disinfezione dei servizi igienici dopo ogni utilizzo
 Utilizzo, ove possibile, di materiali monouso e lavaggio a temperatura adeguata e con
prodotti igienizzanti dei materiali in tessuto
 Posizionamento di soluzioni disinfettanti all’ingresso e in corrispondenza di tutte le
postazioni lavoro, a disposizione di operatori e clientela
Misure aggiuntive per i centri estetici:
 Utilizzo di soprascarpe monouso
 Utilizzo di camici monouso o lavaggio giornaliero degli indumenti ad alta temperatura con
prodotti igienizzanti
 Accurata detersione dei lettini con ipoclorito di sodio-candeggina o alcool denaturato, ed
arieggiamento della cabina dopo ogni trattamento

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