Un lettore ci scrive: “Campobasso sta diventando una Babele”

Da un lettore riceviamo e pubblichiamo

Spettabile redazione,

Non di rado mi reco nei pochi negozietti del centro storico e non per acquistare quello che credo si possa ancora trovare solo lì, e cioè prodotti locali di una certa qualità, non annacquati dai gusti industriali e sciapiti della grande distribuzione.
Non di rado amo passeggiare la domenica proprio nel centro storico e trovo naturale oltre che sensato imbattersi in saracinesche abbassate durante una giornata di riposo che si sta facendo di tutto per infangarla con aperture ad oltranza ed offese del concetto stesso di riposo, di festa, di valori familiari, spirituali e quindi identitari.

Insomma: un ritmo scandito come dovrebbe esserlo, con momenti frenetici dal lunedì al sabato e la giusta pausa nelle domeniche e festivi.  Si sta perdendo la naturalezza delle cose, si sta tentando in tutti i modi di stravolgerle con alchimie che mirano a denotarle per quello che non sono, si sta rendendo questo mondo una Babele fatta di schiavi di certe procedure, i quali hanno perso la capacità di riflettere su quanto sta accadendo tutt’intorno e gli sta accadendo in prima persona. La città di Campobasso, pur se così piccola, non si discosta da un tale preoccupante andamento, e ne sono la prova i numerosi supermercati, ipermercati, discount, centri commerciali, di cui ogni tanto si sente dire che sono sull’orlo della chiusura piuttosto che in fase di tagli al personale. Stupisce che ci si stupisca: si è elargito in maniera esagerata con le licenze commerciali, poi ci si chiede perché alcuni esercizi abbiano calato il proprio volume d’affari e siano costretti a sacrificare una parte dei dipendenti per rimanere a galla.

Il capoluogo regionale ha tentato di imitare le città più grandi non pensando al contesto in cui tali scelte andavano ad inserirsi, ed eccoci qui a parlarne.  Di scelte inoculate ce ne sono state tante, però è strano che, nel tentativo di imitare le grandi città, Campobasso non abbia mai guardato all’efficienza amministrativa, al decoro, ai servizi come elementi a cui ispirarsi, bensì solo agli elementi negativi, derivanti da una certa globalizzazione. 
Un po’ come avviene, a livello macroscopico, nel nostro Paese: ci si ispira gli USA per il cibo spazzatura mordi e fuggi, per le deviazioni sessuali dipinte come un diritto messo in discussione da fantomatici sistemi persecutori, per la cultura dell’apparire e non dell’essere, ma mai per il rispetto delle regole, per una maggiore serietà nella lotta all’evasione fiscale, e via discorrendo. 

Non ho nessun timore ad affermare che nella piccola cittadina molisana, un tempo piacevole luogo in cui vivere, si stia verificando tutto questo ribaltamento, e allora la domanda nasce spontanea: a che pro?

Gennaro Castellitto

 

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