Politica/ Palazzo della Regione: purché si faccia!

di Stefano Manocchio

L’argomento si ripropone ciclicamente, forse anche per rinverdire la memoria a chi, come noi, ricorda bene quando la ‘storia infinita’ è iniziata; stiamo parlando della proposta, in verità mutata negli anni, di costruzione del palazzo della Regione Molise nell’area dell’ex-Romagnoli e nello specifico della sede del Consiglio regionale dove è ubicato l’ex-hotel Roxy.

E’ la regina delle incompiute, il vero scandalo regionale ed una macchia per la città di Campobasso. Soldi pubblici finora gettati al vento, ad iniziare da quelli che a stretto giro sono stati investiti per due sedi regionali, delle quali almeno una, quella della Giunta, ha trovato compimento con l’acquisto del palazzo ex-Enel in Via Genova. Purtroppo la situazione anagrafica mi ha permesso di vivere da inerme spettatore tutte le fasi di questa disdicevole vicenda: ero un giovane appassionato di politica e giornalismo quando venne presentata la proposta progettuale, alla presenza dell’illustre Paolo Portoghesi, che comprendeva la realizzazione di un’opera monumentale sui terreni dell’ex-campo sportivo e la sede dell’allora Banca Popolare del Molise, dove attualmente si sta realizzando una struttura commerciale. Da allora sono cambiate le tesi e le posizioni politiche e praticamente ad ogni legislatura regionale si è parlato dell”argomento per accelerare o rallentarne l’iter, che è quello che avviene quando non si vuole fare qualcosa. Del progetto originario, faraonico, non rimane nulla nelle possibilità attuali ed al suo posto c’è solo l’elaborato vincitore di concorso per la costruzione della sede ‘politica’ del Consiglio regionale.

Tralasciamo tutti i passaggi, fino alla definizione del fatto che l’immobile, non essendo in regola con la normativa antisismica, debba essere abbattuto o adeguato con oneri altissimi; ma visto lo stato in cui versa diventa difficile ipotizzare altro. Veniamo ai giorni nostri. E’ spuntata fuori, pare improvvisamente, la proposta di un gruppo imprenditoriale campano per l’ipotesi di projet financing, per importo di svariate decine di milioni di euro, per la realizzazione dell’opera; due sono state le reazioni ufficiali, quella della Regione, attraverso il governatore Toma e quella del Comune di Campobasso, con le parole del sindaco Gravina. Il primo ha promesso decisione celere, a prescindere da quale sia, mentre il sindaco di fatto ha protestato per essere stato tenuto fuori dalla notizia.

“Ci stupiamo come Amministrazione Comunale, ma con noi si stupisce ancor più l’intera città di Campobasso di come, senza alcun motivo logico, non si sia voluto condividere nulla di queste intenzioni né con la parte che amministra il capoluogo di regione né tantomeno con la cittadinanza che vive e chiede da anni chiarezza alla Regione Molise sugli intenti e le destinazioni previste per quell’area posta nel cuore della città” ha detto Gravina, che ha poi continuato la lunga nota con ulteriori approfondimenti sul tema.

Prendo spunto da quello che giustamente ha scritto Franco di Biase proprio su questo giornale, chiedendosi e chiedendo pubblicamente come simile proposta non sia venuta in mente a qualche gruppo imprenditoriale o consorzio molisano e perché la politica regionale non sia intervenuta per favorire appunto la creazione di un’iniziativa locale di projet financing. Ora, conoscendo credo discretamente bene sia l’ambiente politico che quello imprenditoriale regionale, cerco di dire la mia.

In Molise il termine ‘projet financing’ viene accolto dall’impresa locale più o meno come i popolani potrebbero accogliere il conte Dracula, ma senza l’utilizzo dei forconi: è qualcosa da scacciare o da cui fuggire, anche perché presuppone l’impiego di consistenti risorse, che soprattutto in questo periodo dubito che abbiano. L’unica proposta di projet financing degna di nota in città è stata quella avanzata dal compianto Mario di Biase per il mercato coperto e sappiamo come è andata a finire, nell’ennesima incompiuta, almeno per il momento. Secondo punto: il campanilismo esasperato, che fa preferire ai locali non vedere realizzata un’opera o anche vederla realizzata per mano di forestieri piuttosto che assegnata all’impresa vicina di casa. I consorzi di imprese hanno avuto sempre vita difficile in Molise e che io ricordi l’unica aggregazione d’imprese in grado di realizzare opere pubbliche degne di nota fu promossa e voluta da Gigino Falcione, prematuramente scomparso, che riuscì nell’impresa di abbinarla anche ad analoga cordata a sostegno della squadra del Campobasso. Allora, almeno per il discorso sportivo, la politica fece da sprone e aiutò anche la realizzazione del consorzio a sostegno del presidente; ma quella era un’altra politica ed è inutile paragonarla a quella attuale, che non ha la stessa capacità di visione dei problemi.

Allora, anche per non assistere al naufragare dell’ennesima proposta sull’area dell’ex-Roxy dico che la proposta di projet financing va analizzata attentamente e vista anche positivamente, se attuabile, a prescindere da chi la porti avanti. L’importante è che la sede regionale, se ci sono le prospettive economiche giuste, alla scadenza dei trenta -quarant’anni dalla proposta originaria, finalmente si realizzi.

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