L’intervento/ La logica dei numeri è a favore del Mezzogiorno

Di Massimo Dalla Torre
La matematica non è un’opinione tant’e’ che nel prossimo biennio grazie ai numeri nel campo economico produttivo il Sud beneficerà di circa il 40% in più delle entrate con un abbattimento di oltre il 40% delle spese, ecco perché le misure espansive andranno sicuramente a vantaggio del Mezzogiorno. Soprattutto perché le spese per le quali si prevede l’incremento più significativo sono quelle scaturenti delle prestazioni sociali e dai consumi collettivi, sostenute dal pensionamento anticipato ossia quota 100 e dal reddito di cittadinanza.


Questo, in sintesi, quanto contenuto nei rapporti economico/finanziari che valutano l’impatto della manovra economica sulle diverse aree del Paese. Secondo gli esperti del settore, la manovra attuata dal Governo targato giallo/verde e pesantemente stigmatizzata dai vertici di Bruxelles, anche se quest’ultimi hanno desistito con la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, incide dello 0,3% sull’aumento previsto del PIL ossia 1% nel corrente anno, e di poco più dello 0,4% sulla crescita del PIL ipotizzata nel 2020 pari allo 0,9% mentre nel centro-nord, l’impatto risulta decisamente inferiore con lo 0,2% nel 2019 e lo 0,24% nel 2020.


Dati che sono da considerare positivi soprattutto se si tiene conto della forte caduta dei redditi nel Mezzogiorno che generano un significativo aumento della sofferenza sociale. Altro punto nodale e’ dato dall’impatto sul PIL del Sud che resta basso con uno stallo del sistema produttivo il che aggrava ancora di più lo status di questa porzione di Paese, che non prevede alcun significativo incremento degli investimenti, che potrebbero essere stimolati con maggiori risorse che farebbero crescere la precaria situazione dell’economia meridionale ed in particolare del Molise da non considerare un semplice corridoio di paesaggio per raggiungere altre realtà molto meno redditizie della nostra.

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