«Ci ha sorpreso la Polonia. Come sorprendenti sono stati i tantissimi giovani, presenti alla GMG, a Cracovia, cuore culturale della Polonia stessa. Insieme, territorio e ragazzi, storia di ieri e problematiche di oggi, si sono fusi, guardati, ascoltati, per crescere, in coraggio, abbandonando i divani, per gli scarponi ai piedi. In sinfonia. In sinodalità formativa. La Polonia ci ha sorpresi per il paesaggio, dolce ed agricolo, con vaste pianure e fertili colline, dove si coltiva in abbondanza il sedano, le carote, i cavolfiori, il miele. E da subito, siamo stati gentilmente ospitati in una di quelle famiglie rurali che con orgoglio ci ha fatto visitare e benedire la sua azienda, con le sue fatiche e speranze future. Gente semplice, umile ma fiera. Ospitale e bella nel cuore.
Quel paesaggio ha forgiato il cuore pensoso e poetico di Karol Wojtyla, che su quei colori ha gettato lo sguardo, fin da ragazzo, uscendo dalla sua bella cittadina di nascita, Wadowice, visitata con venerazione. Una casa curata, che si apre su una piazza dai toni rinascimentali, vicino ad una chiesa bellissima, con quel fonte battesimale che gli ha dato il dono più prezioso, per lui e per l’intero popolo polacco: la fede. Una fede che è tutto in Polonia. Difesa ad ogni costo. Amata e coltivata, con la stessa tenerezza della terra.
Ma una terra anche molto ferita. Ben tre volte, lungo i secoli, la nazione polacca la si è voluta spartire. In più parti. Dalle nazioni vicine: Russia, Prussia, Austria. E negli anni quaranta, dalla Germania è stata occupata, tutta, per un gioco di dominio assurdo, che ha poi creato l’inenarrabile grido di dolore dei Lager. Proprio qui, il primo settembre 1939, è iniziata la seconda guerra mondiale. E la visita ad Auschwitz ha gettato il cuore nostro in una desolazione incredibile. Come è stato possibile, che la Germania, la nazione culturalmente più evoluta in Europa, sia arrivata a quei limiti estremi di devastazione e di crudeltà? Ne è nata una catechesi biblica precisa, così come in ogni luogo, visitato con preparazione e attenzione, in grande silenzio, abbiamo vissuto un insegnamento diretto specifico. In reciproca condivisione, nella precarietà, portando lo stesso zaino pesante, su strade polverose ma feconde di grazia.
Perché i Lager? Pregando, in muto silenzio, abbiamo capito che non sono una casuale estremizzazione ma sono l’amaro frutto di scelte precise sbagliate. Che ci ammoniscono fino ai nostri giorni. Mai pensare che la sola libertà, anche oggi, basti per creare un futuro! La verità va sempre tenuta alta e prevalente.
I lager sono infatti la logica conseguenza di tre errori, spesso ripetuti anche oggi: un mondo senza Dio; una tecnica senza etica; una cultura senza limite. Quante riflessioni attorno a questi tre nodi, abbiamo prodotto. E quanto sarebbe utile, anche su queste pagine, poterle riprendere. Per discuterle, poi, nelle aule scolastiche, nelle ore di religione e di storia e di italiano. La GMG è stata vera anche per questa visita, per questo immergersi nella storia europea, onde ricavarne sentieri di luce per il futuro, nostro, oggi. Per non ripetere gli stessi errori, davanti all’Islam, che si è fatto segno dei tempi, per noi.
Abbiamo infatti anche individuato le due grandi armi che hanno fatto crescere il popolo polacco: la cultura (musica, arte, poesia) e religione, con la venerazione soprattutto della Madonna di Jasna Gora, tanto amata: Anche oggi, nelel case, ogni sera, alle ore 21,00, si ritrovano tutti uniti, attorno al tavolo di cucina. Ed anche oggi, davanti alla sfida tremenda dell’Islam, la soluzione non saranno i bombardamenti sulla Libia (errore madornale, ripetuto ancora una volta dalla presunzione americana!!) ma gli Iman in chiesa, alle nostre messe, per un confronto culturale e spirituale. Questi sono i sentieri della pace. Con quei volti di luce che abbiamo incontrato e spiegato ai nostri ragazzi. Uno ad uno, nei diversi luoghi visitati con cura: Papa Giovanni Paolo II, Massimiliano Kolbe (che dà la vita nel bunker n. ll, davanti al quel ci siamo inginocchiati in preghiera!), Edith Stein, Faustina Kovaska. E tanti altri, anonimi, ma reali, che hanno rifiutato l’oppressione sia nazista che sovietica. Queste sono le armi nostre, di sempre: la cultura e la preghiera. Vincenti, ovunque. Mai da perdere. Mai da dimenticare. Pensare nelle chiese e raccogliersi in orazione, in casa e nelle chiese.
Ma c’è da dire una parola anche sulle altre nazioni europee. Sapevano. Ma non hanno mai bombardato le linee ferroviarie che portavano ai lager. Sarebbe bastato. Avrebbe posto fine ad un eccidio di milioni di ebrei, zingari, prigionieri russi. E’ la riscoperta, amara, della indifferenza. Che ci fa oggi muti, davanti alle tragedie dei barconi che si rovesciano. Anestetizzati, che si voltano dall’altra parte, che fanno finta di non sapere, come ci ha detto papa Francesco, al termine della commovente Via crucis, dove hanno parlato anche i colori, specie il bianco, e le scenografie d’ambientazione. Eloquentissime!
Il papa ha posto il sigillo su questo processo culturale e spirituale. Con immagini belle, fresche, giovanili. Provocanti. Come l’appello a lasciare i divani per gli scarponi, a non cercare il facile ma scegliere il difficile. A fare cioè come Zaccheo, in un’omelia indovinata. Che ha saputo raccogliere in pienezza tutte le particolarità di quel brano evangelico della domenica, dettata sotto un sole cocentissimo. Zaccheo è stato così il protagonista della GMG. In tre passaggi, che sono anche i passaggi che devono fare le nostre parrocchie e diocesi, in Molise.
Piccolo era quell’uomo. Come “piccolo” è il Molise! Bastava guardare le facce stupite di chi ci chiedeva da dove veniamo! Eppure, non si è scoraggiato. Ma ha saputo andare incontro al Signore. Voleva vederlo, voleva sentirlo, voleva incontrarlo. Ad ogni costo! E’ la tentazione, ricorrente, della bassa considerazione di noi stessi. Non sentirci all’altezza. Eppure, siamo figli amati da Dio, sempre. Con questo appello, decisivo, che il papa ci rivolge: capite allora che non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativo significa non riconoscere la nostra identità più vera: è come girarsi dall’altra parte, mentre Dio vuole posare il suo sguardo su di me, è voler spegnere il sogno che Egli nutre per me. Perché Dio conta su di te, per quello che sei non per quello che hai, il vestito alla moda o il cellulare! Proprio per questo, Zaccheo ha superato la vergogna paralizzante, per la figuraccia ache avrebbe fatto nei confronti dei suoi paesani. Come tante volte avviene per il Molise. La paura dell’altro, la figuraccia che ci blocca. Ma ha superato tutto, per l’attrattiva di Gesù. Anche la folla mormorante, le chiacchiere del paese. Prima lo volevano bloccare. Poi lo hanno criticato. Ma Gesù, è entrato proprio in quella casa. Come oggi, entra nella casa di Susanna, ragazza amabile, travolta dalla meningite, cui va la nostra preghiera.
Questa è la misericordia: non restare bloccati dai propri limiti. Non subire i nostri difetti, emersi ancor più in questi giorni di convivenza, stando insieme, gomito a gomito, nei facili nervosismi e successive critiche, poi sanate nella misericordia reciproca. Lo sguardo a Gesù ha fatto alzare, nella convivenza con Kiko, ben tremila giovani per i seminari e quattromila ragazze per i monasteri oltre a duemila famiglie per l’evangelizzazione. Se c’è Lui, il Signore della storia, anche il nazismo è sconfitto. Anche le nostre paure saranno superate. E’ la pienezza della gioia, la gioia del vangelo che ha reso possibile superare ogni precarietà della GMG, con un volto di speranza! E nel mio cuore, mi resterà la gioia di aver potuto mostrare ai nostri ragazzi la bellezza del Trentino, dove siamo stati ospitati la prima sera, nelle case, onorate e felici. (3.8.16)» Padre Giancarlo
La sorprendente Polonia, sede della GMG. La riflessione di Monsignor Bregantini
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