San Giovanni Eremita da Tufara: una figura molisana da riscoprire

Il 28 agosto del 1221 venne innalzato agli onori degli altari l’eremita Giovanni da Tufara nato nel 1084 e morto il 14 novembre 1170 nell’Abbazia che aveva fondato di Santa Maria del Gualdo a Foiano Valfortore. Dal 1221 ogni anno nel giorno in cui la chiesa venera Sant’Agostino a Tufara si festeggia San Giovanni Eremita, Patrono di quel comune e dell’Alta Valle del Fortore, oltre che compatrono di San Bartolomeo in Galdo e della Diocesi di Campobasso-Bojano. Sul piano religioso la figura dell’Eremita molisano si colloca nel solco dell’esempio benedettino e anticipa di un secolo il voto di poverta’ di San Francesco d’Assisi e San Pietro Celestino, costruisce un’Abbazia che per diversi secoli sarà tra i principali riferimenti spirituali del meridione e contribuisce a diffondere il messaggio evangelico attraverso un riscatto e un protagonismo dei diseredati, dei poveri e degli esclusi. Infatti gli studiosi più attenti hanno rintracciato nella Regola dell’Abbazia del Gualdo comunicata direttamente a San Giovanni Eremita da Papa Adriano IV nel 1156 e negli Statuti che gli Abati Nicola da Ferrazzano e Nicola da Cerce, scrissero per alcuni comuni che sorsero in un possedimento che arrivava da Molfetta al Sannio. In particolare nello Statuto del 1330 di San Bartolomeo in Galdo che i monaci si fecero autorizzare dal re angioino, venivano riportati principi di civiltà che anticipavano di secoli le conquiste sociali del Novecento. La tutela delle donne e dei fanciulli, i beni comuni, il divieto di licenziamento in tronco, la salvaguardia ambientale e la solidarietà verso i meno fortunati. Se si pensa all’attualità di questa concezione illuminata che resta ancora un utopia per i tre quarti dell’umanità e si pensa che in un luogo di studio e di preghiera fondato da un molisano e diretto nel tempo da altri Abati del Molise queste Regole venivano proposte, elaborate e fatte rispettare nella Valle del Fortore ci si accorge di come si conosce poco la ricchezza culturale e la storia religiosa di quello spicchio di territorio incastrato tra tre regioni, tre province e tre diocesi. Oggi fa riflettere la potenza delle tradizioni orali popolari che porta la comunità di Tufara a celebrare il proprio Patrono ogni 28 agosto fin dal 1221 senza che nei secoli l’esempio dell’Abbazia del Gualdo abbia trovato spazio in libri, scritti o pubblicazioni, se non in quelle curate da studiosi o ricercatori. E nella ricorrenza del 930 anniversario della nascita di San Giovanni Eremita sarebbe opportuno approfondire, conoscere e divulgare, il messaggio e l’esempio di un’Abbazia che secondo il bibliografo agostiniano Padre Antonio Casamassa tenuto in altissima considerazione da Papa Giovanni Paolo II, tra il 1200 ed il 1400 giunse ad essere tra la seconda o la terza per importanza dell’allora Regno delle due Sicilie.
Non nascondo, da ex – dirigente sindacale, di aver accolto con somma e positiva meraviglia che negli Statuti Comunali predisposti da due Abati di Ferrazzano e Cercemaggiore si riportava il vincolo della giusta causa per licenziare un salariato.
Sorprende che ciò che era acclarato nel 1330 in un Monastero denominato dal termine longobardo “Wald o Gualdo” ovvero “bosco” oggi venga considerato un intralcio alla competitività delle imprese (art. 18 dello Statuto dei Lavoratori).

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