Calano le nascite e cresce la precarietà sociale, il governo strombazza annunci plateali, misure spot e scelte estemporanee che rivelano più attenzione al consenso mediatico che alle esigenze reali delle famiglie, le politiche per la famiglia e per la natalità sono diventate una sonora presa per il “CULO”.
Le politiche sociali sono frammentate, contraddittorie, e incapaci di incidere sulle condizioni di vita delle giovani coppie.
Il mantra del Governo è: “meno tasse a chi fa figli” e propone una super detrazione per le madri, 2.500 euro per il primo figlio, 5.000 per i successivi, ma questa sarà una iniziativa strutturale o l’ennesima presa per i fondelli?
L’approccio adottato fino ad adesso dal governo Meloni è stato tutt’altro che organico; bonus nido e assegno unico sono stati rafforzati, ma intorno a questi si è sviluppata una giungla di piccoli-interventi, destinati più a guadagnare titoli di giornale che a costruire una strategia duratura.
Fa accapponare la pelle il caso dell’IVA ridotta su pannolini e latte nel 2023 e ripristinata nel 2024, con la giustificazione, grottesca, che il vantaggio fiscale era stato in parte assorbito dalle imprese, intanto, l’IVA resta al 5% sulle opere d’arte e si parla dello stesso per le ostriche, perché, secondo il ministro Lollobrigida, “non sono beni di lusso”.
Un messaggio involontario, ma potente: per questo governo, crescere un figlio è un lusso, comprare un quadro o ostriche, tartufo e champagne no.
Nelle condizioni in cui siamo l’Italia non ha bisogno di bonus estemporanei o provvedimenti annuali, ma di una strategia coerente, interministeriale, che colleghi politiche per l’infanzia, lavoro femminile, servizi pubblici, casa, scuola, serve un welfare di sostegno reale alle famiglie dall’asilo nido all’università, non pacchetti slegati e destinati a scadere con la prossima manovra.
La politica del governo è piena di contraddizioni; da un lato si parla di rilancio demografico, dall’altro si tagliano le risorse ai Comuni, si bloccano le assunzioni nella scuola, si riduce il potere d’acquisto reale delle famiglie, le donne faticano a conciliare lavoro e maternità, una vera politica per la natalità non può prescindere da un piano per l’occupazione femminile e per i servizi di cura.
Su questi temi occorre tessere il rapporto tra politica, associazioni datoriali e forze sociali, serve mettere al centro la produttività ma anche rilanciare un modello di sviluppo che tenga conto della sostenibilità sociale, ma di fronte al quadro generale ci si accorge di quanto sia fragile la capacità di tutti i soggetti di costruire un’alleanza sociale larga e condivisa, che mette al centro i bisogni veri
Serve una svolta vera c’è necessità di politiche industriali e familiari coordinate, fondate su investimenti pubblici, partecipazione dei lavoratori, innovazione e giustizia sociale, chi ha la responsabilità di governo deve smettere di pensare alla famiglia come a un tema da campagna elettorale e iniziare a trattarla per ciò che è: la prima vera struttura importante della società.
Abbassare l’IVA sulle ostriche e aumentarla sul latte e pannolini per l’infanzia, più che un paradosso fiscale è la fotografia, spietata, delle priorità distorte di un sistema politico che, davanti alla crisi demografica e sociale, continua come sul Titanic suonare il pianoforte mentre il ponte affonda.
L’Italia ha bisogno di più culle, di più giustizia, di meno propaganda ma una politica che ignora i bambini, che svuota di significato il lavoro di cura e affida alle dichiarazioni d’intenti il compito di invertire il declino demografico, non è solo inefficace: è socialmente irresponsabile.
Alfredo Magnifico