Politica/ Elezioni, nel centro destra bisogna ‘recuperare’ gli scontenti

La campagna elettorale è iniziata e giocoforza ‘allenteremo la presa’ sulle indiscrezioni, perché tutto in questo periodo può dare l’impressione di condizionare gli umori della gente e, di conseguenza, degli elettori. Le immagini pubbliche sembrano far capire che sia tornata la pace nel centro destra molisano, dopo la decisione nazionale di assegnare le candidature in entrambi i collegi uninominali parlamentari a personaggi non locali. Tutti i leader regionali del raggruppamento, in maniera diversa nella comunicazione, hanno fatto intendere che vi sia unità d’intenti su ogni posizione, compresa quelle dei ‘forestieri’. La convention di presentazione dei candidati a Campobasso ha visto tutti sorridenti, tra abbracci e pacche sulla spalla e naturalmente è stata caratterizzata dall’invito al voto: ma sono proprio tutti d’accordo? Quelli della ‘triplice’ alleanza (vecchia definizione sindacale), cioè Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, probabilmente sì e immaginiamo di poter aggiungere al gruppo anche l’UDC, visto che uno di due candidati sull’uninominale viene appunto dal partito scudo crociato, anzi lo rappresenta in posizione di vertice.

Un ruolo da sempre importante per la vittoria finale lo hanno recitato in Molise proprio i moderati; e sono proprio due moderati, figure istituzionali regionali, ad esser dati come ‘messi di traverso’ rispetto alle candidature imposte da Roma: il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone e l’assessore Vincenzo Niro non hanno mai nascosto aspirazioni di candidature, pur non andando a sventolare ai quattro venti il loro desiderio. Nel coro degli appelli al voto per il centrodestra, mancano i loro e immaginiamo che non sia un caso.

Vincenzo Niro

Le due situazioni sono differenti, visto che il partito di Micone, l’UDC, è in raggruppamento con altri sempre collegati al centro destra e rappresentato nella lista dei candidati proprio da Lorenzo Cesa, ufficialmente il suo leader. In sostanza  Micone avrebbe le mani legate, pur avendo perso la possibilità di avere una candidatura che sembrava essere nell’aria; non potrà fare altro che votarlo, a meno di considerare di approdare su altri lidi politici. Passiamo a Niro. Il leader locale dei Popolari ha un suo bagaglio elettorale certo e certificato, che gli ha permesso più volte di essere eletto anche contro i pronostici. Quindi questa volta sulla candidatura di coalizione ci credeva o almeno sperava; ma non pensiamo che arriveranno nei prossimi giorni messaggi pubblici del disagio che vive il politico di Baranello, quanto piuttosto un dibattito ‘frizzante’ con i vari punti di riferimento territoriale del centro destra.

E’ presto per dire cosa succederà ma immaginare una coalizione correre per la vittoria senza l’apporto elettorale dei due centristi rende il quadro della situazione in evoluzione repentina. Se Micone e Niro unissero le forze, unitamente ad altri esponenti dell’arcipelago centrista ‘non allineati’ alla coalizione, ne uscirebbe un raggruppamento con elevate potenzialità elettorali; naturalmente il discorso vale per le regionali del prossimo anno, ma sarà condizionato anche dai comportamenti elettorali del 25 settembre.
Ma tant’è: il dato è tratto o sta per esserlo e a breve non ci sarà più la possibilità di tenere posizioni ‘autonome’ senza prima esplicitarle. C’è ancora il tempo per le operazioni di ‘recupero’ degli scontenti (ammesso che non siano state fatte in queste ultime ore); i Popolari ad esempio non hanno presentato la lista sul proporzionale ed hanno quindi le mani libere su accordi elettorali.

Nel giro di qualche giorno la questione sarà risolta, con il reingresso nel centro destra o meno.

Stefano Manocchio

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