Movimento 5 Stelle: l’articolo 7 esiste da 10 anni, e ci volevano Le Iene?

consiglio5stelle1L’articolo 7, il famigerato “fondo per i portaborse”, è un istituto che esiste da oltre dieci anni nella nostra regione: fare un conto di quanto ci sia costato fino ad oggi potrebbe far arrivare ad una cifra da capogiro e quindi evitiamo di sollecitare le coronarie dei cittadini molisani. Una prima questione, che da tempo noi del movimento 5 stelle solleviamo, è che per anni tale rimborso è stato liquidato direttamente sulla busta paga dei consiglieri, senza alcun obbligo di rendicontazione e senza pagarci le tasse. Questo ha permesso per molto tempo a tanti, troppi Consiglieri, di intascare senza problemi questi soldi.Succede poi che un mese prima dell’approvazione della legge regionale 10/13, quella che recepisce, con manica larga, il Decreto Monti sui tagli dei costi della politica, tale pagamento viene effettuato fuori busta con un cedolino a parte.

Patrizia Manzo e Antonio Federico, i nostri portavoce in Consiglio regionale, riescono solo al secondo tentativo ad ottenere la sospensione dell’erogazione di tale istituto, insieme ai colleghi Petraroia e Ioffredi e, a quanto ci risulta, anche al Presidente della Giunta Frattura.Il 22 luglio viene quindi approvata la legge 10/13 e in quella “incredibile” notte viene bocciato il nostro emendamento che prevedeva l’abrogazione dell’articolo 7: era a nostro avviso un extra che andava oltre quanto previsto dal DM 174/12 sia in termini di sforamento del lordo erogabile ai Consiglieri, sia in termini di conflitto con quanto indicato dal Decreto stesso che specifica che non possono essere previsti ulteriori “rimborsi di spese comunque denominati”.Il dubbio quella notte viene anche alla maggioranza in Consiglio che propone un ordine del giorno, letto direttamente dal Presidente Frattura, con il quale la Giunta si impegna a verificarne la legittimità. Qualche tempo dopo, vista mancanza di risposta, anche noi del MoVimento 5 Stelle inviamo una segnalazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento Affari Regionali ed al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province. Una risposta non l’abbiamo ottenuta neanche noi, anche se stiamo continuamente sollecitandola.Arriviamo al 5 novembre e si approva in Consiglio una legge regionale che finalmente regolamenta l’erogazione dell’articolo 7, lo rende vincolato alla stipula di contratti di collaborazione e lascia comunque la possibilità ai singoli Consiglieri di non utilizzarlo (al contrario di quanto accadeva finora per chi ne chiedeva la sospensione e che a fine legislatura si vedeva tutto l’importo accreditato, con buona pace di chi pensava di aver a che fare con persone oneste e trasparenti): la cronaca poi racconta come il nostro secondo tentativo di proporre l’abrogazione di tale istituto cada nel vuoto con la bocciatura del nostro emendamento. In quella occasione il Presidente Frattura ribadisce però che non si è avuta risposta alla richiesta di parere effettuata a luglio e che a questo punto si attenderà il vaglio del Ministero per la verifica di congruità con la normativa nazionale vigente della legge appena approvata: insomma, ci stiamo a provà! Il dubbio più forte quindi resta sulla legittimità dell’erogazione dell’articolo 7 per i mesi di agosto, settembre e ottobre 2013: se dovesse risultare corretta la nostra interpretazione cosa succederà? Chi ha intascato questi soldi per quei mesi dovrà restituirli? Sarebbe fantastico…La caccia poi ai contratti dei portaborse, ai loro nomi ed ai loro ruoli è ormai cominciata: chi sono? Come sono stati scelti? Hanno un regolare contratto? Dov’è? Fino al famoso 22 luglio il problema non è stato di natura amministrativa o di legittimità, poiché la legge lasciava fin troppi margini di libertà, ma di natura etica e politica. Ma una riflessione ci viene da farla: con tutti i contratti che potevano essere posti in essere con questi 2.451 euro al mese a consigliere, insieme a quelli dei collaboratori dei gruppi consiliari, ci dovrebbe essere un continuo viavai di portaborse, collaboratori e faccendieri vari in tutto il palazzo del Consiglio regionale, ma questo in realtà non c’è. Ci sono addirittura stanze di alcuni Consiglieri regionali che probabilmente non hanno mai visto la luce del sole in questa legislatura!Queste sono le criticità che abbiamo rilevato, che abbiamo osservato, le azioni fatte e le proposte avanzate per provare a ridare un po’ di sobrietà a questo Consiglio: l’attenzione però sul tema non calerà.

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