L’intervento/ Riusciranno i politici molisani a ritrovare la loro identità?

di Massimo Dalla Torre

Prendiamo lo spunto dal titolo di un film degli anni 70 interpretato da Alberto Sordi e Nino Manfredi “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare…” non continuiamo perché, se riportassimo integralmente il titolo, rischieremo di sottrarre spazio ai contenuti dell’articolo.

Vorremo porvi la stessa domanda usata quale titolo con la speranza di avere una risposta seria e non di circostanza. Una domanda che, se fatta a chi di politica non s’interessa, avrebbe una sola risposta “altro che identità questi è meglio che vanno…non proseguiamo altrimenti saremo costretti ad elencare una lunga serie di espressioni decisamente poco eleganti. Invece, la facciamo a chi si considera un attento osservatore delle azioni o non azioni, a seconda come la si legge, che si mettono in atto.

Una domanda che avrebbe quale risposta un lungo sproloquio che sicuramente annoierebbe chiunque, anche il più incallito e coriaceo osservatore del “bestiario” politico, qualunque esso sia. Il quesito, dicevamo, riusciranno i politici a “ritrovare” l’identità politica, badate bene, abbiamo usato “ritrovare”, potrebbe essere il nuovo banco di prova su cui confrontarsi, specialmente in vista delle prossime scadenze elettorali di maggio.

Un confronto ricco di spunti solo se si pensa che nel corso della storia vi sono stati personaggi che, con i loro atteggiamenti e le loro azioni, hanno dato l’avvio a discussioni che tutt’ora continuano. Personaggi che, in apparenza non hanno nulla a che fare con il quesito usato, se non per una sola cosa: l’identità, bene intesa quella politica.

Tra i tanti; due in particolare hanno attratto la nostra attenzione; il primo è Diogene che, per trovare la propria identità, girava per le strade di Atene in una botte mantenendo in mano una lucerna attirando la curiosità di chi lo incontrava; il secondo è Socrate che ripeteva a mo di tormentone “conosci te stesso”; tant’è che a distanza di millenni lo stesso è stato riportato su alcuni capi di abbigliamento; e poi dicono che i pensieri non fanno tendenza.

Esempi che, se si perseguissero aprirebbero un confronto serio e serrato su quello che sono i contenuti della propria identità, del proprio essere parte integrante di una qualsiasi realtà compresa la nostra. Esempi che rappresentano la concezione più pura dell’essere umano sempre più in balia di contraddizioni. Esempi che, nel nostro piccolo Molise, possono adattarsi a pochissimi personaggi che si distaccano dall’anonimato.

Esempi che, in una realtà priva d’identità, costringe chi siede nella stanza dei bottoni a indossare una maschera i cui tratti sono la personificazione del menefreghismo, del cinismo e della ipocrisia. Un luogo dove i temi cari a Pirandello leggasi pazzia, incongruenza ecc… hanno attecchito e che difficilmente potranno essere sradicati se non si estirpano dalle radici; cosa difficile da attuare. Una realtà che non permette di essere se stessi. Una realtà dove il significato tutto è in continua discussione, anche se da discutere non c’è nulla perché, dal nulla si genera soltanto e unicamente il nulla; scusate se è poco…

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