L’incontro con Donatella Di Pietrantonio, due ore d’intensità e condivisione

Vai al Circolo Sannitico di Campobasso per la presentazione del libro di un’autrice famosa, il premio Campiello Donatella Di Pietrantonio e torni con un carico di intensità, derivante dalle due ore passate ad abbeverarti di cultura, passioni e sentimenti. Il suo libro ‘L’Arminuta’, presentato nell’ambito del progetto ‘Ti racconto un libro’ dell’Unione Lettori Italiani (con la direzione artistica e organizzativa di Brunella Santoli e sostenuto dall’assessorato alla Cultura del Comune di Campobasso e patrocinato dalla Provincia di Campobasso) ti coinvolge, certo, ma ti porta contemporaneamente alla riflessione, pur entrando in tematiche forti e personalissime. E’ la storia di una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto: casa, affetto dei genitori, o meglio, di quelli che credeva essere i suoi genitori. La storia si dipana attraverso un doppio abbandono e tutto quello che ne consegue; un libro carico di contenuti, letti magistralmente in sala da Palma Spina e spiegati dall’autrice in maniera da rendere scorrevole e comprensiva una storia non facile. Donatella Di Pietrantonio ieri sera ha parlato dell’abbandono, della non appartenenza, di affetti non dati e non restituiti. E’ stato bello ascoltarla; ma personalmente sono rimasto ancora maggiormente colpito dal ‘dopo-libro’, cioè il dialogo tra autrice e pubblico, di un’intensità unica e rara e per me anche inaspettata. L’autrice nella sue risposte non si è risparmiata affatto, si è svelata completamente ed ha scavato profondamente nel suo animo, anche troppo profondamente per sua stessa ammissione, al punto da meravigliarsi di quello che stava accadendo, che però era molto bello. “Perché- ha dichiarato l’autrice – quando i lettori restituiscono all’autore le loro sensibilità, allora il libro è veramente terminato, è completo”. Sono rimasto colpito, quasi traumatizzato, quando ha parlato del rapporto con la madre malata ed il rimorso “per non poter restituire quello che non ho avuto”. In sala autrice e pubblico sembravano un tutt’uno. Donatella Di Pietrantonio mi ha impressionato, positivamente, per la sua profondità d’animo nella concretezza, che va molto oltre la storia del libro.

Stefano Manocchio

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