L’Acem scrive a Frattura: si sta continuando a far cassa sui soldi delle opere pubbliche

Riceviamo e pubblichiamo

Illustre Presidente,
le vicende inerenti le liquidazioni alle imprese dei crediti maturati, con particolare riferimento alla ricostruzione post sisma, hanno incrinato un rapporto di fiducia che questa Associazione ha avuto nei Suoi riguardi, talmente radicato e profondo che sulla Sua parola le imprese hanno eseguito e rendicontato lavori ingenti per somme ingenti, portando avanti numerosi cantieri avviati e loro malgrado indebitandosi.
Un rapporto di fiducia che io per primo in qualità di presidente ho condiviso, nell’ottica di un rapporto di collaborazione che secondo il mio modesto parere debba permeare la relazione tra gli enti esponenziali delle categorie produttive e la politica in generale.
Un rapporto di fiducia sovente difficile da giustificare dinanzi a vicende alterne tipiche dell’amministrazione pubblica che, pur endemiche ad un ordinamento fin troppo compassato e burocratizzato, oggi non appaiono concepibili e tantomeno condivisibili ad una classe imprenditoriale che troppe volte ha prestato il fianco in passato senza raccogliere i frutti sperati e che, per deformazione professionale, è abituata a guardare sempre al “concreto”: il resto non le importa, non le interessa.
D’altronde i numeri sono chiari: un settore dimezzato nel giro di pochi anni.
Una fiducia ed una linea collaborativa difficile da gestire e da far “digerire” ad alcuni colleghi imprenditori, le cui invettive veementi e rabbiose si sono scaraventate verso l’Associazione, la quale ha effettuato un’opera di filtraggio da alcuni non condivisa e sfociata in ripetuti attacchi alla mia persona ed alla struttura, finanche nell’Assemblea ultima convocata sull’emergenza.
Tuttavia, tutto questo non è bastato, se ha avuto l’ardire di tenere nascosto alla nostra Associazione ed agli imprenditori che essa rappresenta, l’arrivo di una somma pari a 26 milioni e 800mila euro che senza la nostra levata di scudi, come Lei l’ha definita, chissà quale altra destinazione avrebbe preso, interrompendo di scatto un dialogo che come dicevo agli inizi ritengo fondamentale per un sano rapporto tra la classe dirigente e le rappresentanze sociali ed economiche.
Ci siamo interrogati per giorni sul perché.
Il perché è semplice: perché si sta continuando a far cassa sui soldi delle opere pubbliche; perché per Lei non c’è un’emergenza edilizia in Regione vista la non inclusione del settore nella cabina di regia dell’area di crisi e l’insensibilità assoluta verso le istanze della nostra Associazione, perché non fa notizia che dal 2008 oltre 600 imprese edili hanno chiuso e il numero di occupati è passato da 10.000 addetti a poco più di 5.000: numeri di gran lunga superiori a quelli delle aziende che tengono banco invece nella Sua agenda politica quotidiana ed in quella della sua coalizione di maggioranza. ( nella foto Di Niro, Presidente Acem)

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