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Il Liceo Classico “G. Garibaldi” di Palermo – Classi IV e V intervistano il Prof. Vincenzo Musacchio

musacchiopicDirettore della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” a Roma ed in Molise, già docente di diritto penale presso l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma risponde alle nostre domande sul fenomeno della criminalità organizzata e delle sue infiltrazioni nel tessuto sociale italiano. Il prof. Musacchio conosce a fondo il fenomeno delle infiltrazioni mafiose, già nel lontano 1993 il suo saggio “La questione criminale: mafia e appalti pubblici” delineava, con molto anticipo rispetto alle inchieste odierne, i segni della presenza delle cosche nel sistema degli appalti pubblici.


Prof. Musacchio cosa sta accadendo in Italia? Il crimine organizzato si è infiltrato ovunque?
La criminalità organizzata ha avuto una metamorfosi molto rilevante. Ha abbandonato la via delle stragi e della lotta armata e, mentre le indagini si concentravano sul traffico di droga e su altri reati più visibili, si è preparata e si è insediata lentamente ma inesorabilmente nei gangli vitali della politica utilizzando un nuovo metodo molto efficace: la corruzione! Le mafie hanno cambiato pelle ed è bene prenderne coscienza.
Quali sono i nuovi settori in cui le mafie estendono i propri tentacoli?
Prima c’erano gli omicidi, l’intimidazione e l’omertà, il business della droga e il pizzo, oggi l’infiltrazione è negli appalti, nei subappalti e nei flussi di denaro pubblico, attuata da affiliati o imprenditori “puliti”. Le mafie non sono più un fenomeno settoriale ma si sono radicate ovunque in Italia. Le recenti inchieste antimafia in Lombardia e in Emilia Romagna dimostrano il mio assunto.
Le mafie sono anche in politica?
Ci sono sempre state. L’unica differenza è che mentre negli anni passati la società civile si contrapponeva a questi fenomeni, oggi sembra assuefatta ed inerme, in alcuni casi, quasi complice. Mentre in passato era il mafioso che si rivolgeva al politico, oggi è il politico che chiede favori al mafioso. E questa situazione deve preoccuparci, e non poco!
Cosa fare allora?
Io penso che sia necessario, anzi indispensabile, un maggior impegno da parte di tutti noi, coinvolgendo soprattutto voi giovani. Ricordiamoci sempre che laddove vi siano ingenti quantità di denaro, la presenza delle mafie e della corruzione è una certezza. Sul piano giudiziario, occorrono riforme maggiormente incisive con inchieste efficaci e condanne effettive. La politica (quella vera) e i partiti (quelli veri) debbono decontaminare se stessi e il mondo dell’impresa deve recidere ogni legame con la criminalità organizzata. Solo così forse vi è una flebile speranza di frenare l’ascesa delle nuove mafie.
In conclusione, qual’è il messaggio che vuole lanciare a noi giovani?
Farò rispondere il Giudice Antonino Caponnetto, che ho avuto la grandissima fortuna di conoscere personalmente: “Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare, e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”

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