Fecondazione eterologa, Monaco: Il Molise segua l’esempio della Toscana

“Con la sentenza della Corte Costituzionale n. 162 dello scorso 8 aprile 2014, sono stati finalmente aboliti tutti i limiti alla fecondazione eterologa come sanciti dalla legge n.40/2004. Il passo in avanti sicuramente è stato compiuto dalla Regione Toscana che si è dotata di un atto attraverso il quale è già possibile effettuare la fecondazione eterologa nei centri di Procreazione medicalmente assistita sia pubblici che privati o convenzionati con il Sistema Sanitario Regionale” è quanto spiega il consigliere regionale Filippo Monaco che proprio questa mattina ha protocollato una mozione in merito alla fecondazione eterologa.
“Il Molise purtroppo vive anni indietro: soltanto a giugno la Giunta Regionale ha infatti promosso una delibera con cui istituire una Commissione Regionale per la Procreazione Medicalmente Assistita al fine di fornire supporto alla Direzione Generale per la Salute nella predisposizione di una bozza di regolamentazione in materia. E’ per questo che ho deciso di impegnare il Consiglio regionale a seguire l’esempio della Toscana, unica Regione ad aver adottato un testo per consentire ai propri cittadini la possibilità di utilizzare la fecondazione eterologa in tutti i centri  di procreazione medicalmente assistita. Naturalmente, il Molise, prima di far ciò deve creare un registro di tutti quei centri dove le coppie possono anzitutto utilizzare tecniche diverse dal concepimento naturale e dopo la fecondazione eterologa.”
“La PMA è una tecnica di fondamentale importanza per tutti coloro che non riescono ad avere un concepimento di tipo naturale e  la fecondazione eterologa apre le porte a tutte quelle coppie che in questi anni sono state impossibilitate ad utilizzare tecniche alternative al concepimento naturale per via delle restrizioni della legge 40/2004. Credo sia fondamentale che anche la nostra Regione sia al passo con il resto del Paese ed è proprio questo il fine della mia mozione: che anche i nostri cittadini abbiano la possibilità di usufruire di prestazioni medico sanitarie nel loro territorio e non più fuori regione”.

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