EMILIO IZZO: ABBRACCIAMO I NOSTRI ALBERI!

Non vorrei essere frainteso, motivi per essere addolorati in questa società ce ne sono in abbondanza e nel mio piccolo cerco di sostenere il sostenibile, di seguire il possibile, di curare il curabile, di abbracciare, di amare, di rispettare e poi di protestare per ribellarmi al ribellabile in difesa del patrimonio pubblico, della salute, del lavoro, degli ultimi e così via. Premesso ciò, adesso posso, senza ombra di apparire fuori luogo, dire di essere stordito e ferito nel profondo nel vedere quello che sta accadendo al patrimonio arboreo della nostra regione, delle nostre città! Alberi antichi, cime verdi non più verticali, compagni d’infanzia, di gioventù, di percorsi maturi, di terza età, compagni sempre presenti al nostro viaggio, compagni presenti ai viaggi di chi ci ha preceduti e di chi verrà dopo di noi. Non tutti purtroppo! Molti di loro saranno da noi raccontati ai posteri, posteri che potranno solo ascoltare delle loro cime, del loro verde, della loro frescura, del loro silenzio, della loro compagnia, del loro arricchire il paesaggio urbano, potranno riempirsi l’immaginario personale ma non potranno a loro volta raccontarli mancando al vedere della loro presenza. Un tempo, un cattivo tempo, ci ha strappato della loro bellezza, della loro storia, ha di colpo cancellato immagini tramandate in scatti e cartoline di altri tempi, ha ferito la sensibilità di tanti di noi. Ebbene, nonostante la calamità naturale e il dolore per tali perdite, non riesco proprio a rimanere comunque indifferente e silente rispetto a quello che quotidianamente poniamo in essere con la carneficina verde che si perpetra per fare spazio a schifosissime lottizzazioni, a palazzoni carcerari, a pannelli fotovoltaici altamente e orridamente impattanti, a pali e centrali eoliche con piazzole e cubi di fondazione in cemento armato che mai più permetteranno la vita al vocato verde, agli alberi, ai boschi. Ecco, questo volevo dire, c’è un tempo per piangere della loro morte ma c’è un tempo per rispettarli, c’è un tempo per l’ineludibile, c’è un tempo per prevenire. Quanto verde, quante piante malate e sofferenti vengono accudite e curate affinché si possano salvare, renderle più forti per poter affrontare le avversità naturali? Siamo noi veramente interessati al nostro patrimonio o facciamo solo finta per spararci una posa, per far colpo e poi nascondere un animo crudo, mentitore e vigliacco?! Perché sciorinare parole di circostanza alle giovani generazioni sull’importanza del verde e poi tagliare alberi persino su ville comunali?! Perché portare un papa in un vecchio stadio comunale (anch’esso vigliaccamente ferito) dando l’idea di trovarsi difronte ad un possibile polmone verde e poi pensare ed agire nell’ottica di un’altra colata di cemento per realizzare una struttura a servizio di eletti indegni, indegni per operato e per percepire di offensivi compensi delittuosi nei confronti di numerose persone senza lavoro e senza futuro, di ospedali senza reparti e senza garze nonché di casse pubbliche dichiarate allo stremo ma ancora buone per essere spremute sordidamente! Perché tagliare esemplari di abeti secolari protetti (ma da chi!) per abbellire ed allietare (!!!!!!!!) piazza San Pietro a Roma con addobbi del creato che pensavano che il creato fosse creato per godere del creato lì dove era stato creato! E che dire di tracciati tratturali, antiche autostrade verdi, affiancati da siepi e alberi a servizio dei viandanti, delle greggi e della storia, oggi selvaggiamente percorsi da turbine eoliche e da opere (pagate con fondi pubblici) di abbellimento da far rabbrividire persino chi del brutto ne fa un percorso di vita?! Oppure, perché cancellare il vecchio stadio X Settembre, luogo cittadino a misura d’uomo, possibile polmone verde attrezzato ed apprezzato da giovani e mamme per fare spazio al più odioso dei complessi cementizi, il CEMENTORIUM appunto, costato 55 milioni di euro a fronte dei 5 preventivati, per non finirlo ma per fregiarsi di una imperitura vergogna alla memoria?! E allora, neve, vento, tempeste ci facciano pensare, rinsavire, ragionare da uomini e non da mercanti di morte. Nei momenti buoni, curiamo, amiamo, abbracciamo, difendiamo, sosteniamo, lodiamo il nostro patrimonio naturale, abbandoniamo l’idea di nuove cementificazioni e promoviamo la cura e il recupero dei vecchi centri storici, piantumiamo ovunque, creiamo foreste urbane, vogliamoci del bene con dei polmoni verdi e non continuiamo a sacrificare il nostro suolo per subdoli affari che trasudano coltellate alle spalle del vivere sano e bello! Meditare sarebbe il minimo!
Dedicato a Vincenzo Boncristiano che a postato un trafiletto sul tema mentre realizzavo questo articolo.

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