L’attenzione della politica e della comunicazione in Molise in questi ultimi giorni si è concentrata tutta sulla ‘convention’ ulivista, che ha visto la proclamazione quasi canonica di Roberto Ruta a ‘leader maximo’ dell’aggregazione definita ‘Molise 2.0’. Ora seguirà altrettanta attenzione per i contraccolpi che questo passaggio elettorale interno al centro sinistra avrà nei rapporti con la maggioranza alla Regione Molise ed in particolare con il presidente della Giunta regionale, Paolo Di Laura Frattura. Tutto ciò ha allontanato le cronache mediatiche da quello che succederà a breve nella colazione opposta, quella di centro destra, che anch’essa ha un nodo da affrontare in vista delle regionali di aprile, soprattutto dopo la comunicazione del giudice Di Giacomo, il quale ha precisato con nota sintetica di non essere il candidato dell’aggregazione politica. A far discutere negli ultimi giorni è stata l’offerta fatta da Antonio DI Pietro, che proprio a Di Giacomo ha teso la mano nel tentativo di creare un’aggregazione che fosse tale da non avere un’annotazione prettamente partitica; impresa difficile, visto che lo stesso Di Pietro non ha mai smesso di fare politica praticamente negli ultimi vent’anni. Negli ambienti moderati il tempo si è fermato proprio alla decisione del magistrato isernino, probabilmente influenzata anche dallo scalpitare dei cosiddetti ‘cespugli’ di centro destra, cioè i ‘sovranisti’, Idea e il gruppo di riferimento di Vincenzo Niro; la richiesta di una immediata decisione sulla leadership di coalizione, che personalmente e in nutrita compagnia avevo considerato inopportuna, potrebbe avere fatto capire a tutti che l’influsso dei partiti sulle scelte non sarebbe stato marginale. Il magistrato, secondo me giustamente, ha precisato, seppur in poche righe, che quella strada non era praticabile. Qualcosa (poco) sarebbe cambiato da allora; Niro è sembrato piuttosto allineato alle idee di centro destra, i ‘sovranisti’ continuano a chiedere l’indispensabile presenza della candidatura-Di Giacomo per la presidenza della Regione, ma alla fine tutti sembrano aspettare di capire cosa succederà il 4 marzo, prima di prendere una posizione chiara. Una sorta di stand-by in un clima politicamente asettico, nel senso che non circola più mezza notizia da allora. Gli equilibri delle politiche determineranno quelli delle regionali: e su questo tutti i partiti, da destra a sinistra, si giocano ruolo e soprattutto rappresentanza.
Stefano Manocchio