Cucina e dintorni/ Luci ed ombre dello street food

La consacrazione del successo mediatico si è avuta grazie soprattutto a decine di film americani, dove si vedevano gli attori fermarsi alle postazioni di hotdog in strada; ma lo street food adesso è di gran moda ovunque, dagli ambienti altolocati fino alle periferie degradate. Chi di noi non si è fermato e continua a fermarsi dal venditore di caldarroste o da quello di ‘granoni’? Insomma lo street food fa parte della nostra tradizione ed evoca ricordi giovanili belli. Del ‘mangiare di strada’ si occupano anche chef famosi, lo trattano in trasmissioni televisive: insomma è ok! Personalmente non posso negare la mia passione di vecchia data e duratura verso alcune forme di street food: il panino con salsiccia o torcinelli (i cosiddetti ‘abbuoti’), gli arancini di riso (con ragù di carne, o con mozzarella e piselli) ed anche i dolci siciliani (cannoli, cassatine e pasta di mandorle su tutti), infine il coppo di fritti napoletano, anche se quest’ultimo non viene ‘esportato’ dalle nostre parti. In alcuni casi e se trattati nel modo giusto sono delizie per il palato quanto le pietanze più blasonate. Il problema è sempre lo stesso: rispetteranno l’igiene i furgoncini ambulanti, che certo non hanno spazio a sufficienza per attivare le procedure sanitarie migliori? Bisogna fare una distinzione. Nelle fiere e sagre, almeno quelle di un certo livello, vediamo arrivare degli autentici ristoranti su quattro ruote, con attrezzature moderne ed efficienti, celle frigorifere funzionanti ed a norma e tutto il necessario per garantire qualità ed igiene; ho parlato una volta con il proprietario di una vera e propria azienda ambulante e mi ha detto che loro sono più che controllati, che a fine lavorazione, a volte a notte inoltrata, puliscono le piastre con prodotti specifici e costosi e che anche la sicurezza viene monitorata dai vigili urbani dei Comuni dove si recano. Non ho dubbi su ciò: ma gli altri? Si vedono a volte carretti improbabili e malandati, che usano catini di acqua non corrente e non hanno attrezzi di smaltimento; insomma in questo caso starei alla larga dal consumare. Allora è bene e giusto mangiare in strada, soprattutto in clima di feste e personalmente non vengo meno a questa regola, anzi credo di essere un buon cliente dei motorhome della gastronomia; ma controllo prima lo ‘status’ dell’esercente, vedo la pulizia di piastre e fornelli, se ad ogni cottura rimuove i residui alimentari e solo a quel punto scelgo se e dove mangiare le prelibatezze di street food. Mi permetto sommessamente di consigliarvi di fare altrettanto.

Stefano Manocchio

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