Campobasso/ Il ‘triennio maledetto’ raccontato da Giuliano Turone

Il periodo tra gli anni’70 ed ’80 è stato caratterizzato da forti trasformazioni nella società civile, scontri ideologici e, purtroppo, gravi fatti di cronaca; quel periodo verrà ricordato anche per il ‘triennio maledetto’ dal 1978 al 1980, durante il quale si sono registrate inchieste tra le più ‘pesanti’ della storia italiana.
Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di Cassazione, in quel periodo era uno dei magistrati di punta, titolare di inchieste scottanti e di grande impatto, anche mediatico; ieri al Circolo Sannitico di Campobasso ha presentato il suo libro ‘Italia occulta’ per i tipi di Chiarelettere, una sorta di resoconto del lavoro svolto, impegnandosi per l’affermazione della legge e affrontando poteri forti e combattendo contro tentativi di depistaggio, scoperti grazie ad un grande lavoro sinergico tra magistratura e forze dell’ordine, inquirenti e giudicanti uniti nello scopo di far sentire la presenza dello Stato nell’affermazione dei diritti civili. Un giudice coraggioso e determinato, che ieri ha attirato l’attenzione di un pubblico silenzioso ed attento, in una serata piacevole e di grande spessore culturale


Giuliano Turone

.
Il magistrato ha tenuto un intervento sostanzialmente tecnico, senza concedere e concedersi commenti che, visto il tema trattato, sarebbero potuti essere interpretati come presa di posizione; ha precisato che il libro stesso ha questo tenore ‘tecnico’, non entra nel merito ideologico ma narra di indagini, inchieste, rapporti di condivisione del lavoro di ‘intelligence’ con esponenti delle forze dell’ordine e di presa di distanze da altri.
L’appuntamento rientrava nel cartellone di ‘Ti racconto un libro 2019’, il laboratorio permanente sulla lettura e sulla narrazione – promosso e sostenuto dal Comune di Campobasso e realizzato dall’Unione Lettori Italiani, con la direzione artistica e organizzativa di Brunella Santoli e il patrocinio della Provincia di Campobasso . Moderatore è stato il giornalista Filippo Massari.

Stefano Manocchio

Commenti Facebook