Zona Rossa in Basso Molise, Manzo: un anno trascorso a rincorrere il virus dimenticando l’assistenza territoriale

Una decisione obbligata vista la situazione del contagio che ha travolto l’intero basso Molise ma, come purtroppo accade da un anno, assunta in netto ritardo e inseguendo il Covid.
L’ordinanza Toma, che da ieri sera blinda migliaia di cittadini in una enorme zona rossa all’interno di una regione in fascia gialla, è arrivata sulla scorta di una relazione dell’Asrem che, evidentemente, ha sottovalutato per giorni quanto stesse accadendo in una vasta area dove, peraltro, gli spostamenti dei lavoratori sono maggiori data la presenza di numerose industrie e aziende.
Sono mesi che si inseguono i contagi, che non viene fornito ai cittadini un report dettagliato, che i sindaci lamentano l’assenza di comunicazioni tempestive: ieri sera si è ripetuta la solita storia che parla di approssimazione.
Questo perché di un provvedimento urgente e assolutamente rigoroso l’area del basso Molise aveva assoluta necessità da almeno una settimana; e forse anche perché il numero di casi, che vanno contestualizzati e analizzati in maniera complessiva e non considerati solo all’interno del perimetro circoscritto dal bollettino quotidiano redatto dall’Asrem, non è stato studiato con il rigore necessario.
O forse perché è più facile decidere di chiudere tutto in fretta e furia, non considerando le esigenze di migliaia di persone che hanno dovuto fare i conti con la chiusura delle proprie attività commerciali senza nemmeno il tempo di organizzarsi per tamponare danni ulteriori.
È stato perso tempo quando ce n’era, quando invece sarebbe stato utile organizzare un’assistenza sanitaria con tempestività e quando sarebbe stato importante potenziare l’assistenza territoriale, l’unica soluzione in grado di evitare quanto sta avvenendo negli ospedali.
Queste ‘non scelte’ sono state dettate dalla leggerezza con cui questa maggioranza ha affrontato l’emergenza pandemica, concentrata com’è su giuramenti d’onore, maldicenze e annunci roboanti di soluzioni che invece arrivano sempre dopo. Quando è troppo tardi.
Il territorio che da oggi è zona rossa, fino a qualche giorno fa, poteva contare su una sola Usca, e può contare ancora oggi su un presidio ospedaliero che trasferisce decine di pazienti al Cardarelli che però è al limite dei posti letto disponibili.
Infatti ora ci si accorge che bisogna fare ricorso a strutture ospedaliere extra regione, che i privati accreditati devono mettere a disposizione posti di malattia infettiva, che probabilmente qualcosa non ha funzionato quando, invece, il senso di responsabilità della politica avrebbe dovuto prevalere.
Insomma, un anno perso ad inseguire il Covid, con quasi 300 decessi, la maggior parte dei quali registrati nel corso della seconda ondata vissuta con il mantra del “va tutto bene”, mentre l’età media di chi non supera gli effetti terribili del coronavirus sembra abbassarsi notevolmente e mentre i posti letto in Rianimazione sono al limite.
Sullo sfondo resta il mistero del Molise, regione nonostante tutto in fascia gialla: nonostante i cinque morti da piangere quasi ogni giorno, nonostante un solo ospedale hub Covid al limite della capienza, nonostante una situazione critica anche negli altri nosocomi come al Veneziale di Isernia.
E nonostante i casi in aumento lungo la fascia adriatica al punto da decidere, per evitare altri cluster, di blindare migliaia di persone solo all’ultimo minuto utile, di domenica sera, e non prima del week end come sarebbe stato certamente più corretto per tutti coloro che da un anno soffrono a livello sanitario, economico e sociale.

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