di Stefano Manocchio
La nuova legislatura alla Regione Molise ancora non inizia e già si profilano i primi problemi per il neoeletto presidente, Francesco Roberti.
L’ipotesi di una Giunta ‘provvisoria’ a tre per l’approvazione del bilancio non piace a tutti nella stessa maggioranza di governo, come non piace a tutti l’idea della cosiddetta discontinuità. Vediamo perché.
All’indomani della vittoria elettorale, il neo presidente della Regione ha fatto intendere come la sua Giunta non dovesse essere identificata come la continuazione di quella del predecessore, Donato Toma, a dispetto di una squadra di maggioranza che si regge fondamentalmente sugli stessi eletti della precedente legislatura. Questo volersi ‘staccare’ dal passato da un lato può essere utile per contrastare l’umore popolare di una regione dove sostanzialmente non cambia niente, dall’altro crea evidenti problemi interni, visto che tra i maggiori portatori di voti figurano proprio alcuni assessori della scorsa legislatura.
Tra loro qualcuno, sommessamente e nei dialoghi privati, ha fatto notare come l’intesa sarebbe dovuta essere stata dettata prima dell’inizio della campagna elettorale: invece non sono stati messi a conoscenza di questa ipotesi gli stessi candidati, che di conseguenza non hanno potuto scegliere a tempo debito se approvarla o meno.
Seconda contestazione: i consiglieri delegati dell’ex-presidente Toma. Viene fatto notare che di fatto sono degli assessori senza portafoglio, ma con grande potere, simile a quello dei componenti della Giunta. Allora-dicono i contestatori- si dovrebbe usare eguale criterio anche per loro.
Il fatto, però, è che a furia di selezionare si rischia di ridurre il campo a tre o quattro soggetti, non tutti espressione della maggiore rappresentanza elettorale.
Decisiva sarà l’elezione del presidente del Consiglio regionale, con in lizza due esponenti di Fratelli d’Italia, Quintino Pallante e Michele Iorio; in questo caso non vale il criterio prima specificato perché non si parla di un posto nell’esecutivo. Il gossip è un continuo saliscendi tra i due nomi e l’incertezza regna sovrana.
Niente di nuovo, è la normale dialettica politica: la prima fase di una nuova legislatura è sempre caratterizzata da guerre di posizionamento tra i candidati.
Lo è stato sia per le amministrazioni di centro sinistra che di centro destra e lo era anche per quelle a guida democristiana, che però gestivano meglio la comunicazione perché la selezione si faceva prima attraverso le correnti.
Ma tant’è: speriamo che passi subito questa fase di adempimenti ‘interni’ per passare all’analisi delle problematiche ‘vere’ quelle che interessano alla gente.