Presenza femminile in Giunta/ Parte dalla Sicilia il vento di cambiamento?

In Sicilia è stata appena approvata la legge di attuazione dello Statuto dall’Assemblea Regionale Siciliana che prevede che ogni genere sia rappresentato in giunta regionale in misura non inferiore a un terzo dei componenti. Quindi si garantisce la rappresentanza femminile. Certamente è stato fatto un passo avanti verso la parità di genere, infatti dalla prossima legislatura, l’organo esecutivo dovrà avere al proprio interno la presenza di 1/3 del genere sotto rappresentato.

Anche se è sicuramente doloroso e forse umiliante vedere “imposta” la partecipazione delle donne agli organi di Governo, purtroppo la ridotta o totale assenza delle donne alla vita politica e amministrativa ha radici culturali, storiche e politiche che affondano nel tempo e che vanno recise in modo drastico. Il voto unanime dell’Assemblea siciliana è stato un bel segnale in questo momento in cui la parità di genere e le pari opportunità tornano ad essere una questione oggetto di dibattito.

Dalla prossima legislatura la Sicilia avrà almeno un terzo di donne in Giunta come già fanno in tante regioni d’Italia, la Valle d’Aosta 1 donna Assessora in Giunta, il Piemonte 2, la Lombardia 5, la Provincia Autonoma di Trento 2, la Provincia di Bolzano 2, il Friuli Venezia Giulia 3 donne, la Liguria 2 donne, il Veneto 3 donne, l’Emilia Romagna 4 donne, le Marche 2 donne, l’Umbria 1 con una Presidente della Regione donna, l’Abruzzo 1 donna, il Lazio 4 donne, 4 donne in Campania, in Puglia 1 donna, in Basilicata 1 donna, la Calabria da gennaio ha una donna Presidente e 2 donne assessore, la Sardegna 4 donne. Proporzione paritaria in Toscana che ha il titolo di regione più paritaria d’Italia che conta 4 donne e 4 uomini. Il Molise 0 donne in Giunta. Certamente lo zero della nostra Regione salta all’occhio, tra l’altro, lo stesso Statuto regionale, risulta non abbia pienamente recepito lo spirito dell’art.3 e soprattutto dell’art.51 primo comma, e 117, settimo comma della Costituzione che hanno la finalità di ottenere “un riequilibrio della rappresentanza politica dei due sessi” (cfr. in tal senso Corte Costituzionale 14 gennaio 2010 n.4). L’equilibrata rappresentanza di genere ha ricevuto, successivamente, un altro autorevole avallo con la sentenza n. 81 del 2012.

E inoltre,“il principio della parità di accesso alle cariche amministrative tra uomini e donne costituisce espressione di un principio fondamentale del nostro ordinamento costituzionale (…), sicchè lo stesso opera direttamente quale limite conformativo all’esercizio del potere amministrativo, anche in mancanza di specifiche disposizioni attuative”. (Consiglio di Stato sent. n. 867/2017). In questo senso è sempre doveroso richiamare le parole di Teresa Mattei, quando dice che : “Non vi può essere … un solo passo sulla via della democrazia, che non voglia essere solo formale ma sostanziale, non vi può essere un solo passo sulla via del progresso civile e sociale che non possa e non debba essere compiuto dalla donna insieme all’uomo, se si voglia veramente che la conquista affermata dalla Carta costituzionale divenga stabile realtà per la vita e per il migliore avvenire d’Italia”.

E ancora che “nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piena emancipazione femminile” (18 marzo 1947). E mentre la Sicilia si evolve in Molise siamo tornati indietro a prima del 1947?

Giuditta Lembo Consigliera di Parità delle Province di Campobasso e Isernia

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