Il Governo impugna Legge su valorizzazione Trabucchi. Manzo: occasione per rivedere l’impianto normativo

Verrebbe da dire, l’avevo detto. Ma in Aula, il 27 ottobre, non ho potuto esporre le motivazioni per le quali  avrei bocciato la proposta di legge sulla valorizzazione e utilizzazione commerciale e turistica del trabucco molisano – oggi impugnata dal Governo –  perché, come si ricorderà, assieme ai colleghi del Movimento e del Pd ho abbandonato i lavori – afferma Patrizia Manzo – per ‘protestare’ contro la mancata approvazione della procedure d’urgenza che avrebbero consentito di iscrivere la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione speciale per l’emergenza Covid 19.

Quel giorno avrei spiegato perché la norma – passata con i voti della sola maggioranza, un puro esercizio di stile è evidente – a mio parere non avrebbe potuto sortire gli effetti che si proponeva in termini di spinta al turismo e all’economia. Non solo, si sarebbe trasformata in un mero impegno su carta. Una legge irrealizzabile, dannosa per l’ambiente costiero e in conflitto con disposizioni comunali.

Insomma, purtroppo in linea con tanti altri provvedimenti adottati per consentire i famigerati cinque minuti di visibilità che sono alla base dell’attività politica di molti esponenti della maggioranza, impegnati a prendere spunto – attività legittima, sia chiaro – dalle normative in vigore in altre Regioni senza, però, prendersi la briga di ‘adattare’ tali disposizioni al contesto ambientale, urbanistico e storico del Molise.

Al di là degli aspetti tecnici dell’impugnativa – che sono rilevanti visto che la legge varata dagli undici presenti in Aula quel giorno viola le norme statali – quella disposizione prendeva spunto dalla costa dei trabucchi abruzzese – che è parecchio diversa dalla nostra –  e ne prevede la valorizzazione attraverso il cambio di destinazione d’uso. Il che significa, trasformare i trabucchi da caratteristiche macchine per la pesca in minuscoli ristorantini sul mare.

L’ampliamento delle possibilità d’uso dei trabucchi – continua la consigliera regionale del M5S – e le prescrizioni costruttive non trovano alcun riscontro circa la compatibilità con le esigenze di tutela della costa e del paesaggio, la cui verifica rientra nei compiti delle strutture ministeriali, anche in considerazione del fatto che i piani paesaggistici di cui al decreto legislativo 42/2004, per la Regione Molise, non risultano ancora approvati. Una grave lacuna normativa che abbiamo puntualmente denunciato in Consiglio già nell’agosto 2019, presentando una mozione al presidente Toma e all’allora assessore Di Baggio con la quale chiedevamo l’adozione e l’attuazione del nuovo piano paesaggistico non più procrastinabile. Mozione ancora inevasa.

Anzi si fa di peggio: senza il piano paesaggistico si approva una legge che di fatto incide pesantemente in quel ‘terreno’ di interesse. Un assurdo paradosso. Il luogo scelto – la scogliera nord di protezione del Borgo Vecchio e del Porto –  è totalmente esposto ai venti di maestrale, di tramontana e di grecale. Soprattutto quest’ultimo ha dato in passato, non molto lontano, la dimostrazione della sua forza spirando anche oltre i 100 km orari e causando la distruzione di un trabucco ivi esistente e di un altro in costruzione.

Un’altra considerazione è legata alle peculiarità edificatorie dei trabucchi termolesi che da sempre scelgono le scogliere dove incastrare i pali sui quali si ergerà il trabucco. Nel luogo previsto non esistono scogliere naturali ma solo massi artificiali che annualmente devono essere ricollocati, sostituiti o ripristinati perché le correnti marine, il costante insabbiamento o le mareggiate ne cambiano le posizioni. Non è raro ritrovare questi pesantissimi massi depositati dal mare sulla stradina, oggi non percorribile da mezzi stradali, adiacente alla scogliera. Infatti, in gergo marinaresco, in quel posto “rompe il mare”. Cioè è il posto dove il mare sfoga con maggior durezza e intensità tutta la sua forza. Non per caso i vecchi trabucchi che circa un secolo fa puntellavano la scogliera termolese erano costruiti in punti molto più riparati e adatti alla pesca di particolari specie ittiche. A questo punto, visto che quella legge dovrà essere ‘corretta’, perché non sanare tutte le evidenti criticità, ripartendo daccapo animati dal desiderio di fornire uno strumento corretto per la valorizzazione della costa molisana?

Riapriamo la discussione su quelle che sono evidenti criticità di una norma che potrebbe avere un suo effetto positivo se fosse ‘sanata’ da errori grossolani, dettati dalla superficialità con la quale si è affrontato un tema che merita attenzione perché coinvolge la tutela dell’ambiente e della nostra costa. La localizzazione dei nuovi trabucchi deve essere idonea alle nuova attività che i trabucchi dovranno svolgere, ovvero quella commerciale e turistica. Non dimentichiamo che sono previsti contributi regionali: se l’obiettivo della legge è incentivare l’economia locale attraverso la valorizzazione delle tradizioni, non possono essere sottovalutati questi aspetti.

L’investimento di soldi pubblici esige che il legislatore debba valutare ogni singolo aspetto di una norma che ha già mostrato falle. Un ‘buco nell’acqua’ che non possiamo permetterci, per rispetto al nostro territorio e agli operatori economici. Sì alla valorizzazione dei trabucchi, sì anche alla loro conversione “economica” ma valutiamo correttamente e con cognizione di causa tutti gli aspetti che concorrono alla migliore soluzione possibile per non limitarci all’ennesimo spot politico, suggestivo in teoria ma vuoto nella sostanza e pieno di macroscopici errori che oggi possiamo sanare. 

Allora – conclude la Manzo – che l’appello alla concordia istituzionale del presidente Toma, nel momento più buio per la nostra comunità, sia tradotto in fatti concreti fin da subito.

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