Decreto Cura Italia: spettacolo ancora escluso, l’appello della Fondazione Centro Studi Doc alla Regione Molise

Sono circa 200.000 i lavoratori dello spettacolo esclusi dal DL 18/2020 “Cura Italia”, mentre sta ha superato la quota di 40.000 firme la petizione promossa dal Centro Studi Doc, Fondazione parte della Rete Doc, il più grande network cooperativo italiano di professionisti del settore, che si sta battendo per il riconoscimento di uno status giuridico specifico per i lavoratori dello spettacolo.
Sono numeri importanti che denunciano un vuoto sempre più preoccupante per un ambito in ginocchio ormai da più di un mese, a causa della pandemia di Covid-19.

A sostegno della petizione è stato pubblicato anche un video-denuncia che lancia l’hashtag #nessunoescluso, realizzato grazie al supporto di tecnici dello spettacolo e artisti, tra cui numerosi big della musica italiana: Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri, Subsonica, Manuel Agnelli, Brunori Sas, Fabio Concato, Cristina Donà, Frankie Hi Nrg, Ghemon, Eugenio Finardi, Alessandro Mannarino (https://bit.ly/2wDq0M0).


La Fondazione Centro Studi Doc chiede di garantire anche ai lavoratori intermittenti l’accesso alla Cassa integrazione in deroga e di calcolare l’indennità in base allo storico del lavoro svolto nei 12 mesi precedenti. Questa richiesta è indirizzata a tutte le regioni italiane, che secondo l’art. 22 del DL 18/2020 “Cura Italia” devono deliberare in merito alla destinazione della Cassa integrazione in deroga.

Se una parte di lavoratori autonomi può contare sul sostegno una tantum di 600 euro per il mese di marzo, i lavoratori dipendenti e intermittenti dello spettacolo “a chiamata” vedono sfumare, un decreto dopo l’altro, la possibilità di avere riconosciuti i propri diritti.

Per ora ci sono alcune regioni, tra cui Puglia, Lombardia e Sardegna, che hanno approvato la cassa integrazione in deroga per gli intermittenti,considerando i 12 mesi: «Un risultato importantissimo che potrebbe ispirare anche il Molise insieme a tutte le altre regioni che ancora non hanno deliberato o che ancora non hanno incluso i lavoratori intermittenti»: spiega Chiara Chiappa, presidente della Fondazione Centro Studi Doc.

Tutti i dettagli

Nell’art. 38 del DL 18/2020 “Cura Italia” sono chiarite le indennità per i lavoratori dello spettacolo: 600 euro esentasse per il mese di marzo a quelli che hanno lavorato almeno 30 giornate in gestione ex-Enpals e con un reddito inferiore a 50.000 euro nel 2019. Ma si esplicita chiaramente che non devono avere un trattamento pensionistico diretto né un rapporto di lavoro dipendente al 17 marzo 2020. Ciò significa che i lavoratori intermittenti che erano dipendenti a quella data non possono avere accesso all’indennità una tantum a cui si riferisce il decreto

Inoltre, a causa del divieto di licenziamento per 60 giorni, se hanno un contratto in essere di cui non è prevista la cessazione in questo periodo, non possono nemmeno avere accesso alla disoccupazione Naspi. 


In più, non possono accedere neanche al FIS, che è un’indennità che viene calcolata dall’Inps sulla base delle retribuzioni che sarebbero state perse nel periodo in cui ci si trova senza lavoro, quindi nelle settimane successive. Si tratta di un calcolo difficile da fare per un settore nel quale i lavoratori non hanno più avuto chiamate dal 24 febbraio in poi. Ciò significa che non è possibile calcolare l’importo di quanto è stato perso e quindi non c’è nemmeno modo di calcolare l’indennità.

Per questo la Fondazione Centro Studi Doc chiede che i lavoratori intermittenti possano accedere alla Cassa integrazione in deroga, perché essa è invece un’indennità che è riferita allo storico delle giornate lavorate, invece che al lavoro perso nel futuro.

Dovendo essere le regioni a deliberare in merito, secondo l’art. 22 del DL 18/2020 “Cura Italia”, la Fondazione Centro Studi Doc chiede al Governo di introdurre un emendamento che impatti sulle scelte delle stesse. In particolare, si chiede che all’art. 22 del D.L. Cura Italia dopo il comma 2 venga inserita questa previsione: I lavoratori intermittenti senza obbligo di rispondere alla chiamate, nell’impossibilità di accedere in concreto alle ordinarie misure di integrazione salariale per mancanza di chiamate emergenti, in costanza di rapporto di lavoro accedono direttamente alla cassa in deroga secondo la media delle giornate effettuate negli ultimi 12 mesi o nel minor periodo di assunzione”.

La Fondazione ha anche richiesto che i lavoratori dello spettacolo possano avere accesso all’indennità di malattia senza il requisito dei 100 giorni di lavoro dal 1° gennaio dell’anno precedente. L’art. 26 c. 1 del D.L. 18/2020 prevede che i lavoratori in quarantena per coronavirus abbiano diritto all’indennità di malattia, ma da questa sono esclusi al momento i lavoratori dello spettacolo. È stato chiesto che all’art. 26 del D.L. Cura Italia al comma 1 sia inserita questa previsione: “I lavoratori dello spettacolo, anche stagionali con pagamento diretto dell’INPS, possono accedere alla indennità di malattia e quarantena per tutti i giorni di prescrizione, senza il requisito delle 100 giornate di contribuzione dal 1° gennaio dell’anno precedente”.

Questo appello, così come i precedenti, è stato inviato ai Ministri Dario Franceschini, Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli e al Presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Il Gabinetto del MISE ha già risposto comunicando di condividere le istanze con il Ministero del Lavoro e Pasquale Tridico ha già mostrato apertura per discutere questi temi. Intanto, l’appello è anche sostenuto da oltre 40.000 firmatari e da oltre 160 imprese e organizzazioni del settore.


Fondazione Centro Studi Doc in breve
La Fondazione Centro Studi Doc svolge attività di ricerca, documentazione, formazione e condivisione per sostenere la dignità del lavoro, con particolare attenzione ai settori dell’arte, della creatività, della cultura, della conoscenza e della tecnologia, più in generale a tutti gli ambiti economici e sociali antichi o nuovi in cui le tutele sono scarse e dove il lavoro non viene riconosciuto. La Fondazione Centro Studi Doc collabora con enti pubblici e privati e approfondisce anche con le istituzioni proposte innovative in tema di lavoro, sicurezza e incolumità dei lavoratori, finanza etica e innovazione sociale.

Approfondisce con un approccio multidisciplinare e uno sguardo europeo le pratiche della cooperazione, della condivisione e dell’autogestione come strumenti privilegiati di sviluppo economico sostenibile, di inclusione sociale e di promozione umana individuale e collettiva. La Fondazione Centro Studi Doc ha dato vita anche a due comitati tecnico scientifici: impACT, un osservatorio composto da esperti nazionali e internazionali per studiare l’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro e della società civile, e Pegasus company, un gruppo di lavoro che studia come supportare lo sviluppo di cooperative di autogestione.

La Fondazione svolge la sua attività ispirandosi ai principi della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti umani. È parte della rete Doc, la più grande piattaforma cooperativa in Italia nel settore della creatività e della cultura, con oltre 8mila soci, 34 uffici su tutto il territorio nazionale e 1 neonato all’estero, a Parigi.
www.centrostudidoc.org

Doc Servizi e Rete Doc in breve

Fondata da 9 artisti nel 1990 a Verona, Doc Servizi nasce come cooperativa di produzione e lavoro finalizzata a supportare e valorizzare i professionisti del campo della musica, dell’arte e dello spettacolo. Oggi, a 30 anni di distanza, è la cooperativa di spettacolo più grande d’Italia.
Il successo e la versatilità del modello Doc ha portato nel tempo alla gemmazione di altre cooperative oggi riunite nella rete di imprese Doc. Con oltre 8.000 soci, 34 uffici in Italia e 1 all’estero, a Parigi, un fatturato aggregato di 71 milioni di euro nel 2019, la Rete Doc si configura come il più grande network cooperativo italiano di professionisti dei settori musica, spettacolo, cultura e creatività.

www.docservizi.it

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