Dal Basso Molise al Parco Nazionale del Matese: una rete di valorizzazione e di protezione del territorio

NON SIAMO “QUELLI DEL NO”,
SIAMO “QUELLI DEL MAI (A DANNO DELLA NOSTRA TERRA)”!

La “Rete dei comitati ambientali” si è riunita domenica 2 Maggio per fare il punto sui troppi “progetti” che dal basso Molise al parco del Matese stanno puntando a sfiancare la nostra regione, stravolgendo per sempre il volto dei nostri territori: famigerato effetto “Emmenthal” , appetitoso formaggio lavorato a giusta stagionatura, dal sapore forte e deciso, in grado di coprire i grossi buchi di caratterizzazione.
È necessaria una forte mobilitazione, dal piano associativo a quello istituzionale, affinché si realizzi un’attività diversificata ed incisiva in difesa del nostro ambiente di vita: è urgente una riflessione sulle conseguenze di quanto si vorrebbe vedere realizzato :

Il progetto di una colata di cemento di 5 milioni di metri cubi, nel litorale del Comune di Montenero di Bisaccia (peraltro zona di interesse comunitario protetta da vincoli ambientali) che si fregia dell’allettante paragone con un modello straniero, business di multinazionali, che non ci appartiene. E del quale “i signori del sì e del forse” si sentono orgogliosi, poiché capitali stranieri con grossa partecipazione cinese hanno preferito il nostro territorio a quello portoghese e greco!

Consideriamo i motivi di questo orgoglio. Un territorio che comprende la foce del Trigno, fiume che nel suo corso delinea un’area di grande pregio naturalistico, popolato da una flora e da un’importante ornitofauna al centro di attività didattiche e turistiche e di un progetto europeo di salvaguardia ambientale, verrà ceduto. A chi o a cosa? Alle perspicaci mire di guadagno di chi ne è attirato, con il preventivo parere positivo della nostra Regione. Un paesaggio che, nei piani, verrà snaturato da canali che daranno l’accesso al mare alle esclusive ville previste sulla costa, e dalla programmata costruzione di quasi 130 edifici e torri, dagli 8 ai 25 piani. Quali saranno i posti di lavoro sventagliati a migliaia? Forse lavori stagionali e sottopagati per alimentare l’enorme carrozzone di 200 ristoranti, beauty center, e alberghi?

Condizioni che i nostri figli non potranno negoziare perché un esercito di lavoratori da tutte le parti del mondo farà la fila per accettarli. O l’infiocchettata quanto utopistica espansione dell’ economia molisana in cambio di un reale danno, non certo stagionale, ma perenne e irreversibile del territorio? Si prenda coscienza che non si tratta di un arricchimento (e già se questo si dovesse realizzare alterando irreversibilmente l’ambiente che ci dà vita sarebbe da rigettare) ma di perline luccicanti per tutti, e probabilmente qualche lauto compenso nelle tasche di qualcuno. Briciole in un business il cui vero guadagno andrà in circuiti finanziari che non sono certo in Molise, che verrà solo sfruttato!

Analoga riflessione vale per altri due progetti, già portati avanti dalla nostra Regione:

Il progettato impianto di lavorazione e stoccaggio rifiuti nel territorio compreso tra i Comuni di Mafalda e di San Felice del Molise, che interessa molti Comuni di una vasta zona che si estende a pochi chilometri dalla S.S. Trignina e dal fiume Trigno. Si tratta di un impianto che gestirà un enorme stoccaggio di rifiuti, (ecoballe) di rifiuti, anche pericolosi, da parte di una Società costituita ad hoc. Basta guardare altri esempi nazionali per capire che sarà un affare lucroso per chi lo gestisce, innescando “una mina” di conseguenze imprevedibili in un territorio rimasto finora incontaminato;

Il progetto di una centrale eolica fra i Comuni di Portocannone e Campomarino con pali alti quasi 200 metri, in una zona, sede peraltro di importanti attività aziendali che la caratterizzano produttivamente, che sarebbe perennemente degradata dallo scempio paesaggistico e ambientale. E giova ricordare le battaglie del passato contro l’eolico dissennato che hanno consentito di risparmiare zone di grande impatto naturalistico e archeologico, che sarebbero state deturpate.

Nell’idea di visione dello sviluppo del territorio non possiamo non puntare sul tema del “Parco Nazionale del Matese” che è una battaglia che assolutamente dobbiamo portare avanti per vederlo realizzato.

Dalla legge che lo ha istituito, 27 dicembre 2017, sono passati oltre tre anni. Eppure il Parco nazionale non è stato ancora realizzato. La legge quadro sulle aree protette (6 dicembre 1991, n. 394) prevede: “I parchi nazionali individuati e delimitati secondo le modalità di cui all’articolo 4 sono istituiti e delimitati in via definitiva con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’ambiente, sentita la Regione”.

A tutt’oggi, risulta che il Ministero dell’Ambiente non ha ancora ottenuto dalle Regioni Campania e Molise tutto quanto necessario per la decretazione. La Regione Campania, infatti, ha presentato una proposta di perimetrazione e zonizzazione che si discosta in modo sostanziale dalla originaria proposta ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per la tutela degli ecosistemi di pregio, e pertanto in parte è stata dichiarata irricevibile ed in parte assoggettata ad un esame istruttorio sulla base della Carta del Valore Ecologico già elaborata.

La Regione Molise, invece, è stata sollecitata a produrre l’ulteriore conclusivo contributo, al fine di consentire ad ISPRA la predisposizione della proposta tecnica conclusiva. Si ricorderà che in prima battuta la Giunta della Regione Molise aveva elaborato una proposta – poi sonoramente bocciata dal Consiglio Regionale – tendente ad escludere dal Parco Nazionale finanche zone di evidente pregio quali Campitello e Saepinum.

Il Molise gode di un habitat tra i più naturali, che da molto tempo è alla ribalta nazionale e internazionale. È questo il volano turistico, culturale, economico, su cui deve puntare la nostra Regione per un mega progetto di valorizzazione di paesi, borghi e territori, con il loro specifico patrimonio ambientale e culturale. Saremo forse credibili agli occhi di un contesto mondiale che esalta la nostra terra come “uno degli ultimi paradisi” se lasciamo che, di fatto, essa sia sempre più contaminata e condizionata da scelte miopi e utilitaristiche? L’inquinamento dell’habitat naturale, rompendo drasticamente la sua armonia, porta alla distruzione degli ecosistemi di cui noi siamo parte integrante, e non “i padroni” che possano vantare il diritto di cederli o di venderli agli interessi di chi vuole impadronirsene per i suoi scopi.


Con il pesante fardello dei dissesti già subìti dal Molise nella sua non grande estensione, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti l’indissolubile legame fra ambiente e salute dei cittadini. Qualcuno dei “signori del sì e del forse” se ne è accorto?
Perché la terra che ci nutre, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, hanno un valore inestimabile, in quanto condizioni basilari per la realizzazione della vita e dello sviluppo nostro e delle generazioni che verranno.

E non è un caso che, nella nostra Costituzione, la tutela del paesaggio e quella della salute siano strettamente connesse, e unite da una ricca giurisprudenza che ha inteso, su tali basi, riconoscere all’ambiente una tutela costituzionale.
Sarà ovviamente necessario che il Ministero della transizione ecologica venga interessato affinché il suo ruolo a protezione e difesa del paesaggio divenga determinante anche per il Molise.
Queste sono le importanti guide che ci dovrebbero illuminare nelle nostre scelte di oggi, di cui diventiamo storicamente i responsabili. Se il Molise dovrà diventare un luogo cementificato, inquinato, avvelenato, abbruttito, dipende da noi!

“Rete Comitati Ambientali”

Commenti Facebook