In questa fase
dell’emergenza serve un cambio di passo da parte della Regione. Ora più che mai
sono indispensabili una affidabile comunicazione istituzionale, un aumento
delle diagnosi per scovare i focolai sul nascere e soprattutto un rafforzamento
rigoroso delle attività di monitoraggio sanitario sulla sfera sociale di
chiunque, ripeto chiunque, abbia comunicato di aver sviluppato sintomi.
Il governatore Toma e il Direttore Asrem Florenzano avevano chiesto alla
comunità di mostrare senso civico nell’affrontare questa epidemia ma qui sembra
diventato un ‘far west del senso civico’. Ormai sono i vicini di casa del contagiato
a dover sanificare gli ambienti condominiali e ad attivarsi nella fondamentale
ricostruzione dei contatti in attesa che lo facciano le strutture sanitarie
deputate; sono i sindaci costretti a denunciare la positività al Covid-19 di un
medico di base con oltre mille mutuati allo scuro di tutto; sono i giornali a
rilanciare gli appelli di politici e istituzioni per dichiarare focolaio la
struttura del Neuromed e zona rossa i comuni ‘di appartenenza’. Una situazione
subito apparsa potenzialmente esplosiva a tutti tranne a chi doveva prendere le
decisioni, perché non sono solo i pazienti risultati positivi il problema, ma
tutti i dipendenti (oltre 50) e le parentele dei pazienti che risiedono
nell’alto casertano, zona ad altissimo rischio in Campania.
Ci vuole tempestività nelle scelte, tempestività nelle indagini
epidemiologiche, rigore nella sorveglianza e non si può pensare che il senso
civico possa prevalere su efficienza ed efficacia dei protocolli.
Ho provato giorni fa a sollecitare in tal senso. L’ho fatto durante quello che
viene chiamato Tavolo permanente sull’emergenza Coronavirus, ma che si rivela
più simile a una conferenza stampa che a un’assemblea di consiglieri regionali
in esercizio di un minimo di funzione pubblica nell’interesse della collettività.
Sarebbe un modo per renderci partecipi saltuariamente di quanto sta accadendo,
ma io e miei colleghi, anche quelli della maggioranza, ci sentiamo
completamente emarginati dal potere decisionale.
La gestione ‘florenzotomiana‘ dell’epidemia è molto carente inoltre dal punto
di vista comunicativo, in qualità più che in quantità. Del resto l’effetto di
questa comunicazione la vediamo nella reazione confusa e spaesata dei cittadini
che non conoscono e non percepiscono la capacità della propria Regione nel
garantire prevenzione e cure. Servirebbe più autorevolezza e più credibilità.
Non si può, ad esempio, approvare solo due giorni fa il Piano organizzativo dei
posti letto per l’emergenza e comunicare tardivamente alla popolazione la
disponibilità ordinaria e straordinaria dei posti letto e delle risorse umane.
La scelta azzardata nell’individuare il Cardarelli come ospedale Covid ormai è
fatta e non si può tornare indietro. Sarebbe stato meglio destinare interamente
una struttura ad accogliere degenti affetti da Coronavirus, per non
condizionare, o ancora peggio contagiare, le attività ordinarie. Quindi ben
vengano nuove strutture periferiche e nuovo personale a migliorare le cure, ma
gli ospedali sono le retrovie della filiera gestionale e prima di tutto bisogna
intervenire in maniera decisa sulla prevenzione. Stiamo parlando della fase più
importante, una sua perfetta gestione può davvero salvare vite umane e limitare
notevolmente il ricorso alla terapia intensiva.
Il Direttore Florenzano difende ancora la linea della parsimonia sui tamponi
ribadendo il rispetto delle linee guida dell’Oms e della circolare ministeriale
del 9 marzo che suggeriscono di testare solo le persone con malattia
respiratoria acuta e almeno una delle seguenti condizioni: contatto stretto con
un caso probabile o confermato di infezione. Ma sbaglia nel pensare che
aumentare i tamponi serva a far stare tranquilli i negativi. Aumentare il
numero dei tamponi serve a scovare i positivi e a bloccare i potenziali
focolai. La tracciabilità dei positivi è cruciale per fermare l’epidemia. È una
strategia funzionale che hanno adottato prima di tutte le altre Regioni il
Veneto e poi a seguire Emilia Romagna, Toscana, Umbria. Quindi le Regioni hanno
certamente autonomia decisionale e possono potenziare identificazione e
diagnosi dei casi sospetti o degli operatori sanitari. Proprio riguardo questi
ultimi, io non so se il Direttore si senta in parte responsabile dei due
cluster di Riccia e Bojano creati da un ‘suo’ poco responsabile medico del 118 che
ha lavorato per giorni pur avendo sintomi visibili e un padre ricoverato per il
virus; probabilmente se fosse stato testato 10-15 giorni fa, non avrebbe potuto
lavorare.
Il Coronavirus avanza giorno dopo giorno e le autorità sanitarie devono
rincorrere i possibili contatti, monitorare in maniera rigorosa i rientri dalle
aree del Nord, fare tamponi, imporre quarantene. La vera trincea è lì. Se serve
più personale a rendere più efficiente il servizio che si prendano
immediatamente provvedimenti con questa finalità. Se è vero che ‘siamo in
guerra’, rafforziamo la trincea!
Coronavirus/ De Chirico (M5S): serve tempestività nelle scelte, nelle indagini epidemiologiche e rigore nella sorveglianza
Commenti Facebook