Azione Civile, il movimento fondato da Antonio Ingroia, invita tutte le cittadine e tutti i cittadini a partecipare attivamente alla tornata referendaria dell’8 e 9 giugno e a votare cinque volte SÌ per affermare una visione di giustizia sociale, dignità del lavoro e diritti universali.
Questi referendum non riguardano la scelta di un partito o di un candidato. Non è un voto di delega. È un voto diretto, concreto, per noi stessi. Per la nostra sicurezza, il nostro lavoro, la nostra cittadinanza. È una delle rare occasioni in cui il popolo può decidere senza mediazioni, senza intermediari, senza dover scegliere “il meno peggio”.
I cinque quesiti referendari affrontano questioni decisive, frutto di decenni di politiche neoliberiste che hanno smantellato diritti conquistati con anni di lotte. Politiche che hanno prodotto precarietà, licenziamenti ingiustificati, elusione delle responsabilità sulla sicurezza e discriminazione nei percorsi di cittadinanza.
Oggi, con un SÌ, possiamo correggere queste ingiustizie. Chi si oppone a questi referendum, o peggio ancora invita all’astensione, compie una scelta politica precisa: difende lo stato di cose presenti. Difende un modello di società in cui il lavoro è merce, la sicurezza è un costo, la cittadinanza è un privilegio.
Ma la domanda fondamentale è semplice:
se vincono i SÌ, gli italiani staranno meglio o peggio? Le condizioni di lavoro miglioreranno o peggioreranno?
Chi invita a non votare, evidentemente, ritiene giusto che le condizioni restino com’è oggi: ingiuste.
Azione Civile, al contrario, crede fermamente che una società più giusta sia possibile. Ecco perché sosteniamo con forza le ragioni del SÌ.
1. Fermare i licenziamenti illegittimi
Il primo quesito chiede di ripristinare l’obbligo di reintegro nel posto di lavoro per chi viene licenziato senza giusta causa. Non è solo una norma, è una questione dignità e giustizia. Oggi, dopo il Jobs Act, tutto si risolve con un’indennità monetaria. Ma i diritti non si comprano. Votare SÌ significa proteggere chi lavora e tutelare anche le imprese sane che rispettano le regole.
2. Garantire sanzioni eque anche nelle piccole imprese
Chi lavora in una piccola impresa non deve valere meno. Il secondo referendum elimina una disuguaglianza assurda: oggi il risarcimento per un licenziamento ingiusto è fisso e spesso ridicolo. Votare SÌ vuol dire ristabilire l’equità, senza distinzione tra grandi e piccole realtà.
3. Contrastare l’abuso del lavoro precario
Il lavoro a tempo determinato non può essere la norma. Deve tornare a essere un’eccezione, motivata e regolata. Oggi in Italia il 16,5% dei lavoratori è precario, spesso senza ragione. Il terzo quesito serve a frenare questa deriva e restituire dignità alla stabilità lavorativa.
4. Responsabilizzare le imprese sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
Il quarto referendum elimina una norma vergognosa che esonera le imprese committenti da responsabilità in caso di incidenti nei subappalti. È inaccettabile. Votare SÌ significa pretendere che chi affida lavori si assuma la responsabilità della sicurezza. Una misura necessaria per combattere il dramma delle morti bianche.
5. Riconoscere la cittadinanza a chi è già parte di questa comunità
Il quinto quesito propone di ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza per poter chiedere la cittadinanza italiana. Una norma già applicata in molti altri Paesi europei. Due milioni e mezzo di persone, molte delle quali nate o cresciute in Italia, potranno finalmente ottenere ciò che già vivono ogni giorno: l’essere italiani. Non è un regalo, è un atto di giustizia.
Non votare non è neutrale. È complice dell’ingiustizia.
Chi oggi dice “non voto” non si sta chiamando fuori. Sta scegliendo che tutto resti com’è. Sta dicendo: va bene così.
Ma non va bene così.
Non va bene morire sul lavoro.
Non va bene essere licenziati senza tutele.
Non va bene vivere precari, senza diritti.
Non va bene escludere milioni di persone che contribuiscono ogni giorno alla vita del Paese.
Per questo Azione Civile invita tutte e tutti ad andare a votare. A informarsi, a parlarne, a mobilitarsi. Il quorum è difficile, ma non impossibile. Dipende da noi.
Cinque volte SÌ per una società più giusta.
Cinque volte SÌ per i diritti di chi lavora, studia, cresce e costruisce il futuro di questo Paese.
Cinque volte SÌ perché questo voto non è per altri: è per noi.