Ospedale Caracciolo in bilico/ Sindaci alto-molisani fedeli alla Regione Molise

Riceviamo e pubblichiamo


Gli assenti hanno sempre torto e io ho avuto torto a non essere presente alla riunione che nella sera del 19 novembre ha visto riuniti i sindaci e le associazioni dell’Alto Molise presso il Circolo di Conversazione San Pio di Agnone. Argomento di discussione: che fare di fronte alla quasi certezza che il territorio sarà privato dell’Ospedale di Area Disagiata?

I convenuti hanno manifestato, chi più chi meno, la convinzione che, con le dovute maniere ed azioni, l’obiettivo di mantenere in vita l’ospedale Caracciolo, come ospedale di area disagiata, sono concrete e, in sovrappiù, che l’Alto Molise deve restare agganciato alla Regione Molise.

Conosco i tanti amministratori locali, sindaci e assessori da quando erano in fasce. Conosco la loro rettitudine e il loro senso della correttezza e della responsabilità; escludo, quindi, categoricamente che essi siano in affari con la Casta Regionale o provinciale; escludo categoricamente che essi siano vincolati ad essa con patti amicali, elettorali, partitici di piccolo cabotaggio; escludo categoricamente che prendano ordini.

Per questo, sono stupito e sconcertato.

Di fronte allo sfascio della Viabilità e della Sanità, tra poco anche la Scuola, che fa del nostro territorio uno dei più maltrattati in Italia, esistono ben 6 motivi validi per lasciare questa Regione Matrigna:

  1. L’attuale bacino economico, sociale, politico o, più terra terra, commerciale dell’Alto Molise, escludendo quelli che oramai gravitano costantemente su Isernia, conta circa 8.078 residenti tra Agnone, Belmonte, Poggio Sannita, Pescopennataro, Capracotta, Castelverrino, Vastogirardi.
    Un bacino comprendente anche Castiglione M.M., Fraine, Schiavi d’Abruzzo, Torrebruna, Rosello, Borrello, Roio del Sangro, Quadri, tutti sotto la Provincia di Chieti, potrebbe contare su 13.031 residenti.
    I comuni suddetti sono legati tra loro da vincoli storici secolari, non ancora totalmente distrutti con la disgregazione della Regione Abruzzo-e-Molise.
  2. È più facile ottenere un ospedale di area disagiata per 13.000 abitanti che non per 8.000 abitanti
  3. La viabilità oggi gestita da due province, Isernia e Chieti, entrerebbe sotto il controllo di un’unica provincia, quella di Chieti e, sicuramente le strade di collegamento con la valle del Sangro, dove c’è una parvenza di lavoro, sarebbero più agevoli da percorrere. Il ponte Sente non sarebbe oggetto di contenziosi continui. Una o due Gallerie che colleghino l’Alto Molise con Bomba o con Ateleta non sarebbero una utopia.
  4. L’Alto Molise verrebbe agganciato alla dorsale adriatica che, con Chieti e Pescara, è nettamente più produttiva rispetto a quella tirrenica di Isernia e Venafro.
  5. I trasporti pubblici verso Chieti e Pescara sarebbero garantiti rispetto a quelli oramai cancellati verso Roma o Napoli.
  6. Verrebbe ricostituita una comunità che politici distratti, creando regioni e province fasulle. stanno disintegrando.

Però, oltre questi 6 motivi incontestabili, ce n’è uno che non può e non deve essere sottaciuto: la dignità. La Regione Molise, in quanto a istituzione, ha tolto ogni dignità al nostro territorio facendone una terra mangiata senza pane: è stato impoverito di risorse umane costrette a trasferirsi in regione o ad emigrare; i valori immobiliari e fondiari sono crollati verso lo zero assoluto, in barba ai sacrifici dei nostri avi. Fosse solo per questo, si dovrebbe dire basta, basta, basta. Un minimo di dignità vale più di ogni altra cosa.
L’Alto Molise ha diritto a un suo spicchio di sole a uno spicchio di cielo azzurro, a uno spicchio di speranza.


Enzo Carmine Delli Quadri

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