Riceviamo e pubblichiamo
Trovare persone perbene, serie e professionalmente capaci ed oneste forse sta diventando difficile ma non impossibile. Quando approfittatori si annidano nelle maglie della variegata umanità, sta a noi tutti cercare di individuarli e costringerli a ravvedersi. Ma quando, sempre più spesso, quasi sempre, questi individui si annidano nella cosa pubblica, tocca alle varie anime delle pagatissime istituzioni, porvi rimedio. E se ciò non dovesse accadere vuol dire che toccherà a noi anche il gravoso compito di mettere mano alle istituzioni. Veniamo per un attimo al problema sanità, all’ospedale F.Veneziale di Isernia e all’annunciata cancellazione del punto nascita con ripercussioni anche su ostetricia e ginecologia. Secondo quanto disposto dal governo nazionale e sottoscritto dall’assente quanto inutile (ma non sempre, dipende da cosa gli conviene di più) presidente della regione Molise, il reparto con i piccoli da far nascere potrà essere conservato solo se si assicurano 500 nuovi parti. E’ chiaro a tutti che queste cifre, sparate così come cazzate al vento, non tengono conto della nostra terra, del numero di abitanti, del calo demografico, delle persone senza lavoro, senza reddito e senza speranze di poter fare famiglia e quindi figli, insomma, cazzate gratuite, volgari ed irritanti! Eppure esiste un aspetto nient’affatto secondario, anzi per certi versi determinante, preoccupante, delinquenziale.
Ho avuto modo di appurare che almeno il 10% delle potenziali partorienti residenti in loco vanno a mettere alla luce i prorpi piccoli in altre realtà! E vabbè, ci sta, ognuno fa le scelte che crede più opportune. Però, premesso che non trovo carino dare i natali ai propri figli, loro inconsapevoli ed incolpevoli, in luoghi né materni né paterni, bisognerebbe capire cosa spinge le partorienti a fare tale scelta. Per esperienza diretta, avendo avuto la possibilità di diventare padre di due figli messi al mondo presso l’ospedale di Isernia, tra l’altro a tale distanza di anni da verificarne nel tempo l’efficienza, e considerato che la seconda stupenda bimba è venuta alla luce poco più di un anno e mezzo fa, quindi testimonianza di un’attività molto recente e non condizionata dai “bei tempi che furono” di nostalgica memoria, posso affermare senza tema di essere smentito che non esistono motivi per consegnare i natali dei nostri figli ad altre realtà geografiche non confacenti e non aderenti. Conforto, assistenza, gentilezza e professionalità, io e mia moglie ne abbiamo trovati senza riserve.
Il giorno del parto almeno sei persone erano con lei in sala per l’assistenza dovuta al fine di coronare una venuta alla luce quanto più naturale possibile, quando possibile. Ed è qui che volevo arrivare. Alcune madri invece, attirate da consigli a volte amichevoli ma non esperti, optano per un parto fuori regione, affidandosi a medici che passano da noi per prendere tutto ciò che può far comodo ma che poi non lasciano nulla al territorio, all’assistenza, al naturale. E mi spiego meglio. Dei “professionisti” hanno in regione studi privati per l’assistenza alle partorienti, dove magari praticano parcelle irrisorie, anche troppo (ma allettanti per le assistite), che però successivamente portano nelle loro strutture private, ubicate in altre regioni, le madri per accompagnarle al parto. E fin qui la prima parte del danno, quello derivante dall’impoverimento del nostro ospedale e quello causato alle difficoltà logistiche che tale scelta comporta. Ma la parte più oscena deve ancora arrivare! Sembrerebbe, da testimonianze raccolte, che almeno per uno dei medici vocato a tale percorso il parto naturale non sia contemplato nel proprio orientamento professionale e che quindi l’unica opzione possibile, per le incaute mamme, sia quello del taglio cesareo! Tutte le mamme, fatti salvi quei rari casi di reale necessità, risultano “tagliate” per fare una cosa naturale e vecchia come il mondo! E già qui mi sentirei di argomentare ma lascio per carità cristiana. Ma la vera oscenità è nascosta dietro la differenza che corre, come retribuzione per il medico, tra un parto naturale e un intervento vero e proprio come un cesareo! Nel primo caso ci troviamo difronte ad ordinaria amministrazione e quindi rientrante nel compenso mensile del medico, nel secondo la retribuzione extra per un intervento, ammonta a circa mille euro! Capisci a me! Ma l’assistito non se ne accorge, paga il servizio sanitario nazionale! Sì, ma paga la regione Molise alla struttura privata dove è stata eseguita l’operazione.
E’ chiaro?!!!! Beffa e danno, danno e beffa per le spese sostenute dalla Regione, cioè da noi e per la diminuzione di nascite preziose per la sopravvivenza di un reparto al servizio del territorio. Orbene, adesso mi chiedo, visto che la pratica del cesareo è consentita nei casi di reale difficoltà della partoriente, cosa vieta alla regione Molise di attivarsi per una commissione d’inchiesta al fine di verificare l’esistenza reale di tali difficoltà nella quasi totalità dei casi?! E cosa vieta alla regione Molise di costituirsi parte lesa nel caso in cui, come immagino, venisse fuori che la pratica è di comodo e non di pericolo?! Ecco, questo chiedo e nel frattempo una diffida nei confronti di chi si sta muovendo in questo senso non sarebbe peregrina! Facciamolo e facciamo in modo di aprire gli occhi alle tante madri che danno i natali ai propri figli fuori dalla madre terra, a loro va ricordato che una madre potrà essere pure snaturata (come spesso Isernia insegna), ma resta sempre la mamma!
Emilio Izzo







