La colossale truffa della cassa integrazione: l’avevamo detto un anno fa

soldi11Peccato, perché siamo molisani, siamo piccoli, e nessuno ci pensa. E peccato anche per questa testata, perché la sua voce per quanto diffusa non è riuscita a bucare la coltre di silenzio, spesso complice,a volte semplicemente disinteressato, che sulla vicenda si era sedimentata negli anni. Resta la soddisfazione di aver anticipato tutti nell’individuare uno spreco uno scandalo tutto italiano: la cassa integrazione. Questa testata oltre un anno fa, documenti alla mano, ha dimostrato come la cassa integrazione in deroga, cioè quella gestita dalla Regione, fosse stata gestita in maniera opinabile e che, in alcuni casi, la realtà rappresentata era manipolata per avere i tanti soldi disponibili. Una specie di Bancomat per le aziende che ha portato milioni di euro fuori dalle casse regionali. I controlli erano solo formali, in alcuni casi i bilanci non venivano nemmeno allegati. Una volta ottenuto il beneficio il patto di servizio tra Regione e azienda, quello in cui si disciplinavano i rispettivi obblighi non veniva osservato o semplicemente non c’era.

Nessuna azione manageriale veniva messa in posta per uscire dalla crisi (perché a questo dovrebbe servire la cassa integrazione) nessuna formazione veniva erogata la personale, arrivava solo l’accredito dei soldi da parte della Regione. Sulla vicenda sono pendenti diverse denunce di lavoratori e, nel caso della Solagrital, i consiglieri regionali della passata consiliatura Romano, Monaco e Di Donato hanno presentato un circostanziato esposto alla procura, che riportava anche nostri articoli di stampa. Nel caso Solagrital abbiamo pubblicato un articolo in cui si sosteneva come un provvedimento di cassa integrazione aveva riguardato 11 lavoratori che erano stati assunti il giorno prima della loro ammissione ai benefici della cassa integrazione stessa. Nel caso di una realtà associativa locale poi era facilmente dimostrabile come la cassa integrazione, per oltre 150.000 euro era stata ottenuta grazie ad un gioco di scatole cinesi, facendo assunzioni in una società e mettendo in cassa integrazione in un’altra, per liberarsi di lavoratori scomodi e fastidiosi. Anche questo caso è all’esame della competente Procura. In un altro caso una piccola azienda commerciale aveva ottenuto, solo lei in quel settore, la cassa integrazione parziale e i lavoratori venivano messi in cassa integrazione dalle ore 13 alle ore 15,30, cioè durante la pausa pranzo. Oggi arriva la conferma nazionale, dopo che già il noto giuslavorista Pietro Ichino aveva lanciato l’allarme: la cassa integrazione spesso nasconde la truffa e il malaffare. I giornalisti del Mattino di Napoli hanno scoperto che in un caso su 4 la cassa integrazione maschera una truffa. Il Giornale ha ripreso e dato evidenza a questa inchiesta, anche dopo la segnalazione in Parlamento da parte del presidente della Commissione Francesco Boccia che ha parlato di uno scandalo colossale. Noi quindi avevamo davvero ragione. La speranza è che, sia pure tardivamente, gli organi di controllo e le Procure interessate vogliano, a questo punto, approfondire un caso clamorso di sperpero di danaro, caso diventato ormai nazionale.

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