Il reddito di cittadinanza nel Molise, tra Danilo Leva e Renzi senza navigatore

Finalmente. Il tema dei temi, il lavoro che non c’è più, è finalmente arrivato sullo scenario politico italiano, o meglio nell’area governativa visto che il Movimento Cinque Stelle ne ha fatto da sempre una propria bandiera. Ed è arrivato anche in Molise, incredibilmente. In un post di Facebook l’onorevole Danilo Leva scrive “Io penso che l’Italia abbia bisogno di uno strumento universale di lotta alla povertà come il reddito di cittadinanza. La sinistra non può non porsi il tema di come riformare lo stato sociale garantendo dignità a tutti. E contrapporre il reddito di cittadinanza al c.d lavoro di cittadinanza è una idiozia figlia del peggiore neoliberismo.( tant’èche è stata la proposta di berlusconi).Il lavoro è fondamentale e per produrlo bisogna promuovere investimenti pubblici , non abbassare i diritti dei lavoratori,ma quando il lavoro manca alle persone povere lo stato ha l’obbligo di tutelare la dignità”. Danilo Leva è fresco di adesione a Dp, che (purtroppo per chi scrive) non è Democrazia Proletaria bensì Democratici e Progressisti, la cosa nuova, un po’ dalemiana, molto antirenziana che è nata dalla scissione del Partito Democratico. E’ ovvia la necessità di smarcarsi dalle posizioni del Partito democratico, è ovvia la necessità di dire, citando Nanni Moretti, qualcosa di sinistra. Siamo tutti d’accordo, tranne i tifosi renziani, che il lavoro di cittadinanza sia un’idiozia. Che sia figlia del neoliberismo non so, certamente è figlia di una lettura sbagliata della società e dell’economia. E sorprende che, oltre al possibile plagio berlusconiano, sia frutto di un viaggio in California dell’ex premier, cioè dove ci sono i sacerdoti della innovazione tecnologica, dove è la patria, il santuario dell’automazione. Renzi forse è andato in cerca di qualche buon vino (la Napa Valley compete con la nostra produzione per qualità enologica) ma non è andato nei posti giusti per capire il mondo. Bastava si facesse una chiacchierata con Elon Musk (quello di Paypal, Tesla e Space X) oppure con Paul Graham di Y combinator (Venture capitalist che ha dato il via a Dropbox o Airbnb tra i tanti). Tutti sono concordi che, con l’automazione crescente l’unica soluzione sia garantire un reddito a tutti a prescindere dallo svolgimento di attività lavorativa. Paul Graham addirittura il reddito di cittadinanza lo sta finanziando di tasca propria. Ha avviato un progetto sperimentale ad Oakland dando ad un campione di famiglie dai 1000 ai 2000 dollari al mese per un periodo dai sei mesi ad un anno. Renzi quindi ha sbagliato indirizzo in Califonia, il navigatore era, forse, fuori uso o non era conforme agli standard statunitensi. Resta il fatto che la ricetta proposta in Italia dal Movimento Cinque Stelle vede oggi finalmente il suo sdoganamento anche in area governativa con la posizione dei Democratici e progressisti. E irrompe anche in sede locale, in un territorio il Molise ormai devastato economicamente e socialmente. Il reddito di cittadinanza è certamente un vaccino all’automazione crescente ma nel Molise la questione si complica. Il Molise negli ultimi 40 anni è stato già assistito da un reddito di cittadinanza mascherato, poco chiaro e volatile. Si chiamava clientelismo ed aveva le forme delle false pensioni di invalidità, dei posti di lavoro pubblici e fittizi, dalle poste alle Asl, dalle Regioni alle Province e ai Comuni. Il Molise è uscito distrutto dalla fine di quell’epoca. Perché da noi non ci sono nemmeno i robot, non c’è un bel niente. E quindi il reddito di cittadinanza, per quanto necessario, andrebbe abbinato a misure incentivanti a chi vuole avviare iniziative economiche autonome e innovative. Perché il reddito di cittadinanza costa e va pagato, come ha intuito Bill Gates, tassando le macchine e le aziende che fanno automazione. Ma nel Molise di questo c’è poco o nulla, con una preferenza per il nulla. Purtroppo tutti i nodi vengono al pettine. E 50 anni di droga, di tossicodipendenza da soldi pubblici regalati rendono necessaria una terapia di riabilitazione lunga, dolorosa e dagli esiti incerti. Una cosa è certa però: prima si avvia, meglio è.

Pietro Colagiovanni

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