Elezioni ad Isernia, la sconfitta di Michele e quella spaccatura da dimenticare

Alla fine delle soluzioni possibili si è concretizzata quella peggiore, almeno per il centro destra. L’esito del primo turno delle elezioni comunali ad Isernia non ha sanato e non sanerà prima delle prossime due settimane la storica rivalità tra Aldo Patriciello e Michele Iorio, che è di lunga data. Lo scontro tra vecchio e nuovo plenipotenziario della politica molisana ed isernina, i cui ruoli nel tempo si sono invertiti, si è consumato senza esclusione di colpi; fino al punto da far diventare lo scontro nel capoluogo pentro come la madre di tutte le battaglie per l’ex-presidente della Giunta regionale. Se questo doveva essere per lui l’accredito per un ritorno sulla scena politica nazionale o regionale, allora viene da dire che gli è andata piuttosto male e che le chance di sua proposizione come ‘erede’ nell’incarico di Donato Toma di norma dovrebbero essersi ridotte al lumicino. Se Sparta piange Atene non ride (o viceversa a seconda dei ruoli che si vogliono dare ai personaggi di questa contesa). Il centro destra di Patriciello e Toma sicuramente è in una posizione migliore rispetto a quello di Iorio e Tedeschi ed ha sulla carta almeno le stesse possibilità del centro sinistra di riuscire ad esprimere il futuro sindaco e forse anche di più; tuttavia la forzatura per non arrivare all’accordo unitario è stata intrapresa da ambo le parti, la ‘ioriana’ e la ‘patricielliana’ e nessuno dei due ha portato a casa la bandiera della vittoria finora. E’ indubbio però che mentre Iorio dovrà scendere lui a patti per avere una candidatura spinta dal centro destra, forse quella alla Camera o al Senato, Patriciello e Toma diventano automaticamente i decisori politici in tal senso. Non è una differenza da poco. Resta su tutti la ‘macchia’ di aver alimentato una spaccatura che ha impedito al centro destra di vincere al primo turno e che fa supporre due settimane di tensione prima dell’esito del ballottaggio finale.

Aldo Patriciello
Michele Iorio

E il centrosinistra? Finora forse può essere considerato il vincitore morale della partita, con l’eccezione dei Cinque Stelle che, a dispetto di una piazza piena prima della tornata elettorale hanno racimolato ben poco nelle urne di voto. Castrataro può dire a ragione di aver ottenuto un risultato brillante, anche se in verità ha solo sfruttato al meglio le divisioni interne alla coalizione opposta; se questa fosse stata compatta ora parleremmo di tutt’altro che di esito finale incerto. La partita tra Melogli e Castrataro è aperta e non è detto che gli elettori di Tedeschi, poi fra due settimane voteranno l’avvocato e non l’ingegnere nucleare; casi del passato, anche ad Isernia, insegnano che ‘l’enclave’ riconosciuta del centro destra potrebbe anche non esserlo più fra qualche settimana. Intanto il passaggio obbligato per il polo moderato sarà il ricompattamento su Melogli a meno che non si voglia far passare il termine ‘laboratorio politico’ come quello del luogo dove è maturata una sconfitta cocente. Tempo ce n’è, forse non troppo; ma se nessuno dei contendenti sotterrerà l’ascia di guerra, il tramonto per tutto il gruppo sarà vicino.

Stefano Manocchio

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