Si lavora di più ma si vive e si lavora male 

I dati che vengono forniti sull’ occupazione che cresce sono parzialmente fuorvianti e non veritieri per quanto riguarda la dignità della retribuzione,la valorizzazione delle competenze,la stabilità e le tutele.

La stagionalità è entrata nel vivo con l’ occupazione negli alberghi,nei ristoranti,e nei campi con i braccianti agricoli per la raccolta.

Persone che sono necessarie ma di cui nessuno parla e pochi tutelano.

I dati occupazionali sparati dai governanti hanno toni trionfalistici ma dietro la cruda realtà si manifesta un’ Italia che lavora di più senza ne vivere e lavorare meglio.

ISTAT a giugno dice che l’ occupazione 2025 rispetto al 2024 cresce con più 363000 occupati grazie all’ aumento dei dipendenti fissi più 472.000 e degli autonomi più 190.000 con il calo dei dipendenti a termine, meno 299 mila, l’aumento si riflette su donne, uomini e ultra cinquantenni.

Vero che aumentano i lavoratori ma risultiamo primi in Europa per Neet, così anche per la disoccupazione femminile.

INPS dice che le assunzioni del 2025 sono meno 6,5% rispetto al 2024 con i part time al 36%, solo 20 su 100 sono a tempo indeterminato e 80 su 100 sono contratti non standard.

Resta il tabù delle retribuzioni, qualità del lavoro, valorizzazione delle competenze e della professionalità, quindi qualità della formazione, stabilità e tutela.

Troppe lacune su ispezioni lavori agricoli e domestici,siamo lontani dai target europei.

Il mercato del lavoro si riduce e invecchia sempre più senza tutele, per donne e giovani e migranti e chi lavora al Sud rimane tra segregazioni occupazionali, precarietà, lavoro povero, sotto occupazione e inattività.

Servirebbero politiche reali su investimenti e sviluppo per evitare il futuro dell’ Italia e del lavoro.

Alfredo Magnifico 

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