Il Rapporto annuale dell’Istat 2025 riporta con chiarezza che la popolazione italiana diminuisce, non solo perché nascono sempre meno figli, ma soprattutto perché quel che non si arresta, è il numero di ragazzi e ragazze che lasciano il Paese.
L’Italia,oggi, detiene il primato nella percentuale di anziani, sfiorando un quarto della popolazione: 24,3% e 24,7% rispettivamente all’inizio del 2024 e del 2025. Tra gli individui al di sopra dei 65 anni (14 milioni e 573 mila), cresce in particolare il numero di persone di 80 anni e più (4 milioni e 591 mila, quasi 50 mila in più rispetto al 2024)”.
Oltre un milione di italiane e italiani nel decennio dal 2014 al 2023 sono andati all’estero, di questi ben quasi 146 mila 39,7% possedevano una laurea al momento della partenza, negli stessi 10 anni, sono state solo 113 mila persone a rientrare.
Le emigrazioni verso l’estero hanno registrato un marcato aumento nel 2024, raggiungendo complessivamente 191 mila unità (+20,5% sul 2023). Tra queste, spiccano gli espatri dei cittadini italiani, che ammontano a 156 mila unità (+36,5 per cento)”.
E se i ragazzi e le ragazze italiane vanno a cercar fortuna in altri paesi europei, il nostro Paese non attrae coetanei: nel 2024 ne sono arrivati meno del 16,4% rispetto al 2022-2023.
Ma il fenomeno vero è la fuga delle donne molto spesso laureate, giovani, senza figli, provenienti da regioni produttive: non fuggono dalla povertà, ma da un Paese incapace di valorizzare le energie migliori
Il problema della fuga all’estero di tanti italiani non è tanto il fatto che se ne vanno, ma che non arrivano altrettanti dagli stessi Paesi europei e occidentali verso cui si dirigono i nostri emigranti.
L’identikit di chi parte, ventenni e trentenni sempre più spesso con una laurea in tasca: nel 2024 erano il 47,3% dei diciotto-trentanovenni che emigravano, un dato mai toccato prima, se escludiamo l’anomalo 2020, fino a dieci anni fa erano meno del quarantacinque per cento, mentre a inizio secolo poco più del quaranta per cento. Se si considera l’insieme di tutti gli italiani partiti per l’estero la fetta di donne con meno di quarant’anni e più di diciassette è quella che è cresciuta di più in in venti anni, passando dal 21,2 al 28,4 per cento e in valore assoluto da poco più di ottomila a più di quarantaquattromila.
Nel 2024, verso la Germania le donne che si sono trasferite sono state il 47%, verso la Francia è dal 2014 che sono stabilmente più della metà, anzi, con picchi superiori al 53% negli ultimi dieci anni, che vanno nel Regno Unito si è raggiunta la quasi perfetta parità tra uomini e donne nel 2019 e poi è stata confermata anche negli anni del declino post Brexit, verso la Spagna, nel 2024 la percentuale di donne è arrivata per la prima volta oltre il cinquanta per cento, al 50,7%, verso la Svizzera, circa 3.700 in più, o Argentina e Paesi Bassi, che si laureano di più, sono le donne. Fra quanti hanno tra venticinque e trentaquattro anni ad avere finito gli studi universitari sono il 38,5% delle donne e solo il 25% degli uomini e il divario, già tra i maggiori in Europa, continua ad aumentare.
Ci stiamo privando quindi dei migliori cervelli, quelli femminili, in particolare nelle regioni più produttive. Sono già la maggioranza di quelli che se ne vanno in Trentino Alto Adige, in Veneto, nelle Marche, e quasi la metà in Toscana, Emilia Romagna, Umbria, mentre in Lombardia le partenze di donne aumentano più di quelle di uomini.
Era inevitabile che accadesse, con l’incremento dell’occupazione oltre che dell’istruzione delle donne, ma è anche una prova del fatto che l’emigrazione dei giovani oggi è profondamente diversa da quella di un tempo, non è quella di un Paese povero che cresce, in cui chi rimane indietro, i meno istruiti, cerca di trovare altrove il successo che altri hanno avuto più facilmente, è quella di un Paese in declino che lentamente affonda e in cui chi ha più mezzi, leggi competenze, salta dalla barca per approdare a lidi più felici.
Alfredo Magnifico