Stiamo vivendo un periodo caratterizzato da grande complessità, incertezza con la presenza di devastanti guerre. Papa Francesco parlò di terza guerra mondiale diffusa e più volte richiamò la necessità di operare per la pace perché la guerra è sempre una sconfitta.
Papa Leone XIV ha salutato i fedeli presenti in piazza San Pietro la sera della sua elezione a Papa con le parole «la pace sia con voi», da allora non ha mai mancato di operare per la pace e di sottolineare l’importanza del dialogo, della giustizia, dell’impegno costante.
La pace è un bene prezioso, che va perseguito con coraggio attraverso l’azione quotidiana di tutti a livelli politico, economico, sociale ed individuale attraverso un grande e convinto cambiamento: meno egoismo ed individualismo, con obiettivi politici, istituzionali ed aziendali volti al perseguimento della pienezza di prosperità per tutti.
Non è la crescita quantitativa che agevola la pace ma il perseguimento del progresso economico orientato al bene comune, all’inclusione, allo sviluppo integrale, all’incremento del lavoro e dell’investimento nelle risorse umane.
La finanza può dare un contributo importante al raggiungimento di questo obiettivo se saprà cambiare le proprie strategie e scelte allocative.
Purtroppo i finanziamenti mondiali destinati alla produzione e al commercio delle armi sono attualmente assai rilevanti, secondo alcune rilevazioni sarebbero dell’ordine di due mila miliardi di dollari.
Le guerre in Ucraina e in Palestina hanno fatto aumentare la produzione e il commercio di armi e crescere il valore delle azioni delle imprese produttrici rendendo ancora più vantaggioso investire nelle imprese operanti nel settore. Il profitto è ancora il «purpose» -lo scopo- prevalente se non esclusivo, è una situazione sconfortante ma emergono alcuni segnali positivi che vanno conosciuti e diffusi, sono un seme di speranza da coltivare perché possono avere un effetto trainante per il perseguimento di un mondo di prosperità e pace.
Questi segnali riguardano sia una maggiore attenzione dei risparmiatori verso investimenti sostenibili, sia gli obiettivi strategici di banche e società di investimento, che la normativa europea prevede l’obbligo per le banche di adottare i criteri Environment, Social e Governance e dall’altro una crescente consapevolezza della necessità di una visione aziendale di lungo periodo orientata al conseguimento del bene comune.
Si riscontra, inoltre, la necessità di nuove metriche perché per rendere il cambiamento solido, duraturo e comparabile è importante valutare l’impatto dei progressi fatti dando evidenza agli enormi costi delle guerre e ai costi di sostituzione delle risorse naturali, dell’inquinamento e della distruzione della biodiversità, e all’impatto sociale di molte scelte aziendali e politiche.
L’attenzione alla sostenibilità e al bene comune fa ben sperare che anche la finanza italiana possa rivedere le scelte scellerate orientate verso il settore delle armi, perché questi finanziamenti sono in contrasto con qualsiasi definizione di finanza sostenibile.
L’Italia è stata la culla dell’economia civile e sostenibile e della responsabilità sociale d’impresa, il sistema finanziario italiano potrebbe svolgere un importante ruolo di apripista nel percorso verso un mondo migliore, senza guerre ed essere il lievito dello sviluppo integrale di tutti, ma al di là delle chiacchiere non mi sembra ci sia nei proclami del governo un’ipotesi del genere.
Alfredo Magnifico