Non studiano e non lavorano, Italia da record,29% i giovani nel “limbo”

Dall’aggiornamento Eurostat sull’intero anno 2018 viene fuori che l’Italia è da record in Europa, per i giovani che non studiano e non lavorano, tra i dati che devono far preoccupare chi governa, non c’è solo il debito pubblico o arrivi degli stranieri ma l’altissimo numero di giovani che non lavorano né studiano: sono circa un terzo dei giovani italiani.

Sono chiamati Neet, acronimo inglese che sta per “Neither in employment nor in education or training”, sono gli inattivi, coloro che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione professionale, la percentuale di Neet tra i 20 e i 34 anni resta la più alta in Europa, con quasi il doppio della media.

Restano in un limbo fuori dagli studi, ai margini del percorso lavorativo, da tempo sono indicati come un problema tipico della transizione tra formazione e professione, gli ultimi dati Eurostat indicano che il problema è ben lungi dall’essere risolto, soprattutto nei Paesi mediterranei come Grecia, Italia e Spagna, ultimamente l’Italia li ha superato tutti, segnando un triste primato che dovrebbe rappresentare un allarme per la nostra economia.

Stando agli ultimi aggiornamenti Eurostat nel 2018, i giovani Neet italiani tra i 20 e i 34 anni sono il 28,9%, in calo rispetto a quello dell’anno precedente,  era al 29,5%, ma rimane troppo alto, perché è quasi il doppio della media europea.

In Europa i Neet tra i 20 e i 34 anni sono il 17,2% nei Paesi dell’Euro (Eurozona) e il 16,5 in tutta l’Unione europea, il confronto con il dato italiano è impietoso, l’Italia sta peggio della Grecia, che è ancora in grosse difficoltà, sebbene stia gradualmente uscendo dalla durissima crisi economica, i giovani inattivi sono al 26,8%,al terzo posto c’è la Bulgaria con il 20,9% dei giovani inattivi, poi troviamo la Romania con il 20,6%, la Slovacchia con il 20% e poi la Spagna con il 19,6%, i Paesi più virtuosi sono il Lussemburgo con il 9,9% di Neet, i Paesi Bassi con l’8,4% e la Svezia con appena l’8%.

L’inattività colpisce soprattutto le donne, nel 2018, a livello europeo, le donne Neet tra i 20 e i 34 anni sono state il 20,9% contro il 12,2% degli uomini della stessa età. Una differenza di genere che si conferma anche per l’Italia, dove i giovani Neet sono al 23,8% tra gli uomini e al 34,2% tra le donne.

Incrociando i dati, Eurostat con quelli Istat, che riguardano la fascia 15-34 anni, il numero dei Neet in Italia supera i 3 milioni.

Sono numeri che “segnano un futuro tragico” per l’Italia, che si conferma un Paese con pochissime possibilità economiche per i giovani, con scarse possibilità occupazionali che negli ultimi anni hanno aumentato la “fuga” dei giovani italiani all’estero.

I giovani sono vittime di un sistema occupazionale che, in Italia è bloccato da anni, anziché spingerli verso il lavoro o la formazione li mortifica scoraggiandoli nella ricerca di un impiego

Chi rimane è scoraggiato, non studia e non cerca lavoro è un grosso problema, anche se, come per la disoccupazione, si assisteva a un calo si tratta ancora di cifre che segnano un futuro tragico.

Le ragioni del fenomeno sono diverse, da una parte, abbiamo un basso numero di diplomati e laureati a confronto con la media Ue; dall’altro abbiamo un mercato del lavoro che fatica a far entrare le nuove generazioni, i ragazzi corrono il rischio di entrare nella trappola dei tirocini  che allunga i periodi di prova e sotto-qualificazione ,tirocini potrebbero rappresentare anche uno strumento utile se centrato sulla didattica.

Occorrerebbe ripartire dalle politiche occupazionali volte a tutelare i giovani e le fasce a rischio, soprattutto quelle escluse dalla contrattazione nazionale e che sopravvivono grazie a lavoretti sottopagati privi di diritti.

Alfredo Magnifico   

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