Non c’è crisi per l’economia sommersa che sale a 211 miliardi

Dai dati della CGIA di Mestre viene fuori che mentre l’economia del nostro paese arranca, quella riconducibile alle attività in nero e alla criminalità organizzata,che compongono l’economia non osservata,non conosce battute d’arresto anzi è in continua crescita. Mentre tra il 2011 e il 2013 l’economia sommersa e quella illegale sono aumentate di 4,85 miliardi, arrivando a toccare i 207,3 miliardi nel 2013 (pari al 12,9%del Pil), quella al netto dell’economia non osservata è diminuita di 36,8 mld, scendendo sotto quota 1.400 mld. La pressione fiscale viene determinata dal rapporto  tra l’ammontare complessivo  del prelievo( imposte, tasse,tributi,e contributi previdenziali) e il prodotto interno lordo che si riferisce non solo alla ricchezza prodottain un anno dalle attività regolari,ma anche da quella generata dalle attività sommerse,cioè non in regola con il fisco e da quelle illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici,(contrabbando,prostituzione,traffico di sostanze stupefacenti).In via prudenziale si ipotizza che l’incidenza percentuale dell’economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa anche nel biennio successivo al 2013, si stima in quasi 211 mld il “contributo” che questa economia “grigia” ha dato al Pil nel 2015. Sarà difficile trovare lo slancio per ridare fiato all’economia del paese quando la crescita rimane debole  e incerta con una pressione fiscale reale per gli onesti  balzata al 50,2%.
Alfredo Magnifico

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