Per chi considera il lavoro come processo di realizzazione personale e collettiva e non come mezzo di produzione, non può non tenere conto dei cambiamenti che stanno avvenendo nell’organizzazione del lavoro con l’introduzione di tecnologie digitali e robotiche che inducono a riflessioni che vanno oltre i concetti che nella mia lunga vita sindacale avevo assunto come un9ca strada da percorrere e che oggi mette in grande crisi.
I progressi tecnologici e le piattaforme digitali hanno introdotto nuove forme di alienazione e di svalorizzazione del lavoro umano. I lavoratori delle piattaforme, come i rider o i freelance del digitale, spesso affrontano condizioni di lavoro precarie, isolamento sociale e mancanza di riconoscimento, inoltre, gli utenti stessi diventano produttori inconsapevoli di valore attraverso i dati che generano, contribuendo all’accumulazione di capitale da parte delle grandi aziende tecnologiche.
È sotto gli occhi di tutti come le cinque principali multinazionali americane del settore tecnologico e digitale, Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft (GAFAM) controllano i mercati, i flussi di informazione e di conoscenza.
Questa concentrazione di potere rappresenta una minaccia per la democrazia e la diversità culturale, poiché le piattaforme tendono a omologare le esperienze e a influenzare le opinioni pubblica
Oggi servirebbe, per affrontare le sfide del capitalismo digitale, aggiornare il pensiero sindacale, la contrattazione è necessario ridefinire il concetto di dignità del lavoro, tener conto delle trasformazioni tecnologiche e sociali per sviluppare strategie efficaci che garantiscano la dignità delle persone impiegate nei lavori subordinati, riformulare diritti e doveri sia sul piano personale che collettivo.
L’introduzione delle nuove tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale nell’organizzazione del lavoro, di certo produrranno progresso e accelerazione di produttività, ma allo stesso tempo possono introdurre nuove forme di sfruttamento e di alienazione, su questo ci si dovrà confrontare e cercare soluzioni adeguate.
Serve un sindacato che sia al passo con i tempi, abbandoni i vecchi schemi, si aggiorni e superi quelle barriere ideologiche che oggi stanno portando nella fossa chi lavora, si attrezzi per una decostruzione delle strutture di potere e compromissorie attuali e si avvii a costruire alternative più giuste e democratiche, che ripongano al centro “l’uomo lavoratore” con i suoi problemi, le sue fragilità,le sue esigenze.
Il fatto di avere un nuovo Papa che ha preso il nome di Leone, ripensando alla Rerum Novarum del suo predecessore mi fa sperare in un miracolo, viste le lacerazioni che il mondo sindacale vive e la miseria in cui è precipitato la “Classe Operaia”.
Alfredo Magnifico