Lo Statuto dei lavoratori al vaglio della Corte Costituzionale

Lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970) torna sotto la lente del giudice, la Corte Costituzionale, relatore Stefano Petitti, su atto promosso del Tribunale di Modena (ordinanza del 14 ottobre 2024), dovrà valutare la legittimità costituzionale dell’articolo 19 (che regola la costituzione delle rappresentanze sindacali in una azienda), nella parte in cui esclude dal diritto di creare una R.s.a. i sindacati non firmatari del contratto collettivo o che non abbiano partecipato attivamente alla negoziazione in qualità di rappresentanti dei lavoratori dell’azienda.

La Corte Costituzionale con la sentenza 231/2013 aveva già dichiarato incostituzionale l’articolo 19 nella parte in cui la norma escludeva dal diritto di costituire Rsa i sindacati non firmatari del contratto collettivo applicato in azienda che però avevano comunque partecipato alla negoziazione.

Esiste un problema di violazione degli articoli 3 e 39 della Costituzione di fronte a cui non si può rimanere passivi

Il legislatore sarebbe dovuto intervenire, ma di fronte alla sua inerzia il vuoto va colmato, non resta che confidare nell’attivismo della Corte” e “risolvere una situazione insostenibile” perché “oggi l’articolo 19 costituisce un ostacolo alla libertà sindacale”.

La sentenza del 2013 ampliava il concetto di rappresentatività, la Corte Costituzionale aveva censurato la norma al punto in cui imponeva il limite “che siano firmatarie di contratti collettivi”.

Il Tribunale di Modena ha sollevato la questione in Consulta osservando che; “il criterio selettivo per la nomina della Rsa, basato sulla maggiore rappresentatività dei sindacati firmatari di un contratto collettivo, non è un indicatore adeguato dell’effettiva rappresentatività di un sindacato” ed afferma che: “il criterio su cui dovrebbe basarsi la selezione di un sindacato per la nomina della Rsa è il consenso dei lavoratori, non solo l’adesione a un contratto collettivo specifico”.

Alfredo Magnifico

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